Magari anche a te è capitato di ricevere la telefonata di un amico che ti dice mi hanno proposto di investire nel vino, è una buona idea? e ti gira il pdf di una brochure pubblicitaria di una società che si propone di aiutarti a farti un portafoglio di vini pregiati. A differenza dei francobolli (la cui valutazione ai più è un mistero), il vino sembra a tutti un amico conosciuto (e poi c’è il fascino della socialità e del lusso). Tuttavia, al netto di queste “sensazioni” ingannevoli l’investimento in bottiglie è uguale a quello in francobolli. È senz’altro un affare per chi ti offre il servizio di consulenza e compravendita delle bottiglie, ma è qualcosa su cui devi investire ore e ore di studio. Va bene, dirai, ma comunque il vino guadagna valore o no?
Per un’idea dell’investimento in francobolli puoi vedere qui: www.altroconsumo.it/finanza/investire/investimenti-alternativi/ultime-notizie/2018/10/bolaffi-rendimento-del-25-netto.
Un prezzo che sale, ma negli ultimi 10 anni ha deluso
Sì, è vero, il vino, quello buono, da investimento che non diviene aceto, sale di valore nel tempo. Ma questo non basta a farne un buon investimento: guarda il grafico della pagina a fianco che confronta l’andamento dal 1999 a oggi di 100 euro investiti in vino rispetto a 100 euro investiti in Borsa e che da fine 2011 in poi (anno in cui è stato varato questo prodotto) confronta un fondo che investe in case vitivinicole con le Borse internazionali. Chi vince?
IL BUON VINO E LA BUONA BORSA…
Dal 2001 al 2011 un investimento in vino (in grassetto, base 100) sarebbe stato una scelta vincente. Dal 2011 in poi sarebbe stato una scelta fallimentare. Le Borse mondiali (linea intermedia) in questi 20 anni hanno ingranato una corsa paradossalmente molto più moderata, ma pur attraverso alti e bassi comunque più costante. La linea sottile descrive, infine, l’andamento del fondo March International March Vini Catena I (190,44 euro al 30/4; Isin LU0566417779) che investe in società del settore vinicolo (resta sotto le Borse mondiali). Tutti i dati sono in euro.
Nel grafico abbiamo usato l’indice Liv-Ex fine wine 100 che descrive l’andamento dei prezzi dei 100 vini considerati più pregiati. Vuoi saperne di più su questo indice e su quelli usati per misurare i prezzi medi del vino? Vai qui: www.liv-ex.com/news-insights/indices/.
All’inizio vince il vino, ed è anche una vittoria assoluta ottenuta in poco tempo, poi, però, predominano le Borse. Anzi, dopo un picco intorno al 2011 il vino ha visto i suoi prezzi scendere e ci sono voluti circa 10 anni per tornare vicino ai massimi. Insomma, l’investimento in vino è stato favorito negli ultimi 20 anni da due o tre (se si considera pure il più recente) sprint fenomenali che si sono alternati a periodi di fiacca. Le Borse, nonostante gli alti e bassi (il grafico inizia proprio col crollo del periodo post torri gemelle e riprende la crisi subprime) hanno mostrato un andamento molto più costante e, se vogliamo, affidabile (in qualunque momento hai investito in Borsa sei in guadagno, non così se hai investito in vino). Tra l’altro la capacità di fare alti e bassi delle bottiglie di vino è stata molto più elevata di quella delle Borse e questo è un rischio in più. Insomma, come investimento in sé e per sé, il vino è perdente rispetto ai normali investimenti finanziari. Ma a questo punto sorge una domanda: in ottica di diversificazione investire anche solo qualcosina in vino può essere interessante? Magari se il vino è poco correlato con le Borse diminuisce il rischio del portafoglio ed è un vantaggio… Abbiamo cercato di valutare questa idea ipotizzando un portafoglio investito per l’80% in azioni mondiali e il 20% in vino da luglio 2001 a settembre 2021. Il risultato (vedi tabella) è che a fronte di un calo di rendimento modesto (da +268% a +247%) sarebbe in effetti diminuita l’intensità di eventi estremi, tuttavia un risultato migliore (decremento da 268% a 258% e ancor meno eventi estremi) si sarebbe ottenuto mettendo titoli di Stato italiani con scadenza a 7-10 anni al posto del vino (opzione che, tra l’altro, costa meno in termini di costi di investimento). La morale è che, anche in un contesto di diversificazione, un investimento in vino non fornisce necessariamente una scelta vincente. Da qui le nostre conclusioni: non escludiamo in linea di principio che si possano fare buoni affari con il vino, ma se non sei un esperto della materia il gioco non vale la candela.
Dal 1990 a oggi (dato al 30 settembre) investire in vino ha dato frutti eccezionali: +1.690% (secondo l’indice Liv-Ex Fine wine investables) contro +1.156% delle Borse. In realtà questa crescita è frutto soprattutto di pochi singoli boom. Il triennio 1994-97 (+332%), il biennio giugno 2005-luglio 2007 (+68%) a cui è seguito un tonfo del 41% e da inizio 2008 fino all’estate 2011 una ripresa (+62%). Negli altri periodi non è stato così: c’è stata calma piatta per 8 anni dal 1997 al 2005, e anche gli ultimi 10 anni vedono prima un calo e poi una ripresa dei prezzi che portano a un saldo finale quasi invariato. Insomma, le annate buone sono state poche.
INVESTIMENTI A CONFRONTO SU UN ARCO TEMPORALE DI 20 ANNI | |||||
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Tipo di investimento | Rendimento dal 31/7/01 al 31/8/21 | Variazioni mensili della Borsa per intensità | |||
Sotto -2,5% | Tra -2,5% e zero | Tra zero e +2,5% | Oltre +2,5% | ||
Solo Borse mondiali | +268% | 14% | 23% | 31% | 31% |
80% Borse 20% vino | +247% | 15% | 19% | 40% | 26% |
80% Borse 20% BTp | +258% | 13% | 22% | 42% | 22% |
Aggiungere vino o BTp alle Borse aumenta la probabilità di mesi con variazioni moderate, ma positive (tra 0 e +2,5%) da circa 1/3 a circa 4/5. Un investimento in BTp riduce la frequenza di eventi intensi (variazioni superiori al 2,5%) che passano dal 45% al 36% (40% col vino). NB le % sono arrotondate e le somme possono non corrispondere al 100%. |