Il rimbalzo delle azioni Nexi

Pagamenti digitali
Pagamenti digitali
A determinare il rimbalzo delle Nexi sono state le indiscrezioni secondo cui il fondo d’investimento Cvc Capital Partners sarebbe pronto a lanciare un’offerta per rilevare il più grande operatore di pagamenti digitali in Italia, Nexi (6,51 euro; Isin IT0005366767). Come sempre accade quando ci sono voci di una possibile offerta pubblica, il titolo ha reagito positivamente impennandosi in Borsa - chi vuole rilevare una società quotata in Borsa deve offrire un prezzo più elevato di quello sul mercato per convincere gli attuali azionisti a vendere.
Stando ad altre indiscrezioni di stampa, Cvc starebbe solo studiando l’operazione, ma quest’ultima non sarebbe imminente: questo, comunque, non ha smorzato l’entusiasmo del mercato, segno che comunque è credibile che qualcosa stia bollendo in pentola.
Due i motivi che rendono l’offerta credibile. Primo: Cvc ha già concluso con successo operazioni d’acquisizione in Italia. Nel 2016 Cvc ha rilevato Sisal per poco meno di 1 miliardo di euro. L’ha ristrutturata, separando le attività dei pagamenti (poi diventate Mooney) da quelle delle scommesse e le ha poi rivendute entrambe alla fine del 2021 per un incasso complessivo di quasi 3 miliardi di euro. Un’operazione di grande successo per Cvc.
Secondo: le azioni Nexi sono state ampiamente penalizzate in Borsa nel corso degli scorsi mesi. Solo dalla nostra ultima analisi d’inizio settembre (vedi n° 1523) e fino al giorno prima delle indiscrezioni dell’offerta di Cvc, le Nexi avevano perso circa il 13% contro un calo medio delle Borse mondiali limitato, sullo stesso periodo, all’1,5% (in euro).
Un fenomeno che trova spiegazione in due fattori. Primo: la revisione al ribasso delle stime di crescita economica in Italia (e non solo) che potrebbero, dunque, ridurre le spese da parte dei consumatori – vedi il recente dato dell’Istat che ha rilevato come gli italiani abbiano iniziato a tirare la cinghia anche sulle spese dei beni alimentari. Secondo: la prospettiva che i tassi d’interesse restino elevati ancora a lungo; un male per chi come Nexi (e altre società del settore dei pagamenti) ha un elevato indebitamento (dovuto ai grandi investimenti in tecnologia) e rischia di rifinanziarlo con costi più elevati.
Resta, però, il fatto che le prospettive di crescita di Nexi restano positive: un recente studio del Politecnico di Milano dimostra che i pagamenti digitali in Italia sono cresciuti anche nel primo semestre di quest’anno e potrebbero raggiungere, per valore complessivo, quasi il livello delle transazioni in contanti già alla fine del 2023. Un fenomeno che dovrebbe continuare visto che in Italia l’utilizzo dei pagamenti digitali resta ancora inferiore rispetto a quanto riscontrato in altri Paesi.
Inoltre, Nexi continua a stringere alleanze per rafforzarsi al di fuori dell’Italia ed è particolarmente forte nel segmento dei Pos (e in generale nei sistemi per l’accettazione dei pagamenti digitali), che è uno dei segmenti che sembrano avere migliori prospettive in questo settore (rispetto, per esempio, all’emissione di carte di credito).
E nonostante tutto ciò, gli indicatori di convenienza del titolo in Borsa sono migliori di quelli di altre società del settore - il rapporto tra prezzo di Borsa attuale e valore contabile per Nexi è pari a circa 0,6 contro l’1 medio per le azioni italiane e le Borse mondiali e il 4 medio delle altre azioni del settore (è come il prezzo al chilo delle mele più l’indicatore è basso più sono convenienti).
Insomma, pur consci dei rischi sulla situazione economica italiana e della sempre maggiore concorrenza nel settore, riteniamo che una scommessa sulle Nexi si possa ancora fare – indipendentemente dall’arrivo, o meno, di un’offerta d’acquisto esterna. Nonostante il rimbalzo, dalla nostra analisi di settembre le azioni Nexi perdono l’1,7%.
Prezzi, variazioni e valutazioni alla chiusura del 18/10/23
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