La settimana delle Borse: sempre più in affanno
La settimana delle Borse
La settimana delle Borse
Sono tre i motivi che hanno determinato l’andamento poco brillante delle Borse.
Primo: la Banca mondiale ha ridotto le stime sulla crescita economica della Cina per l’anno prossimo e ha messo in guardia sul fatto che le economie asiatiche emergenti siano destinate a uno degli sviluppi più lenti degli ultimi decenni. Secondo: anche le economie occidentali mostrano segnali di stanchezza – il mercato del lavoro continua a tenere, ma gli indici sulle attività manifatturiera e dei servizi sono spesso al di sotto della soglia che segnala un’espansione. Terzo: nonostante un’economia che mostra segnali di stanchezza, le Banche centrali non sembrano voler fare marcia indietro e continuano a ribadire che i tassi d’interesse devono restare elevati ancora per un po’ di tempo.
Si tratta di una situazione che non fa bene alle Borse.
In primo luogo, perché se l’economia non cresce le prospettive di crescita degli utili delle società che sono quotate in Borsa peggiorano (e quindi il loro valore scende). In seconda battuta, perché tassi elevati a lungo significa maggiori costi finanziari per le aziende per rifinanziare il debito (e anche questo pesa sugli utili aziendali). Infine, perché i rendimenti dei titoli di Stato ai livelli massimi da circa un decennio (anche di più nel caso degli Usa) rappresentano una bella concorrenza per l’investimento azionario (più ballerino e con attualmente un rendimento da dividendo atteso, in media per le Borse mondiali, del 2,4% annuo lordo).
L’andamento poco brillante delle Borse si può spiegare anche con l’attesa per i comunicati aziendali sull’andamento dei bilanci nel corso del terzo trimestre nell’anno. Si tratta di un appuntamento importante, che entrerà nel vivo nei prossimi giorni: sia nella scorsa primavera, sia nella scorsa estate, infatti, i conti aziendali hanno mostrato una resilienza inattesa, offrendo, dunque, spunti di rialzo ai listini azionari mondiali
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Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro):
Australia: -1,3%; -2,5%
Canada: -1,6%; -2,5%
Cina: -1,7%; -1,2%
Corea: -2,3%; -1,9%
Giappone: -2,7%; -2,4%
Indonesia: -0,4%; -0,9%
Messico: -2,4%; -7%
Regno Unito: -1,5%; -1,2%
Svezia: -0,1%; -1,1%
Stati Uniti: +0,5%; +0,9%
Svizzera: -1,2%; -0,6%
La settimana appena conclusa non era stata favorevole al prezzo dell’oro nero, travolto dai timori sulla tenuta della crescita economica mondiale: il greggio di qualità brent, in particolare, aveva fatto segnare un calo dell’11,3%, scendendo sotto gli 85 dollari al barile. La tragica situazione in Medioriente, però, ha determinato un rimbalzo del greggio nelle prime ore di questa settimana. Siamo in un momento delicato, di grande volatilità, che ricorda i rischi di un investimento sulle azioni petrolifere: la settimana scorsa avevano lasciato sul terreno, in media, il 4,5%.
Ancor più negativo era stato il bilancio delle azioni del colosso americano Exxon Mobil (107,17 Usd; Isin US30231G1022), che avevano ceduto l’8,9%: secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe cosa fatta l’acquisizione della concorrente Pioneer Natural Resources per un valore di circa 60 miliardi di dollari. Sarebbe l’acquisizione più rilevante per Exxon in decenni e punterebbe a rafforzare la sua posizione nella produzione di petrolio da scisti bituminosi. La notizia genera perplessità: limitati al più a mantenere le azioni che già hai.
Il calo dei prezzi dell’energia aveva dato un po’ di fiato al settore auto che, nonostante i timori sulla crescita, aveva archiviato un calo limitato allo 0,7%. A sostenere il settore c’era stato anche l’andamento delle azioni Tesla (260,53 Usd; Isin US88160R1014), salite del 4,1% dopo che il gruppo ha preannunciato di aver chiuso il terzo trimestre dell’anno con la consegna di 435.000 veicoli elettrici, un numero in crescita del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’entusiasmo, però, ci pare eccessivo: per quanto in crescita, il dato è inferiore alle aspettative e il management giustifica il dato con il rinnovamento delle fabbriche in Cina. A nostro avviso, però, a pesare sulla domanda potrebbero essere anche la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie. Resta, inoltre, da vedere quale impatto avranno i ribassi dei prezzi di vendita nel settore sui margini di guadagno del gruppo. Per questa ragione, il nostro consiglio sulle Tesla non cambia: vendi.
Nel settore automobilistico, poco brillanti le azioni Stellantis (18 euro; Isin NL00150001Q9) scese dell’1,2% sulla scia di dati sulle immatricolazioni negli Usa non proprio entusiasmanti e il rischio, sempre negli Usa, di multe sulla base di nuove regole sugli scarichi inquinanti. I dati di vendita in Europa, però, vanno meglio e nel complesso riteniamo che siano azioni da mantenere.
Grazie al fatto di essere uno dei comparti che meno risente dell’alternarsi dei cicli economici, il settore farmaceutico è riuscito a chiudere la settimana in rialzo dello 0,1%. Sotto i riflettori, in particolare, Novartis (88,38 franchi svizzeri; Isin CH0012005267) dopo lo scorporo e la quotazione in Borsa della controllata Sandoz (25,05 franchi svizzeri; Isin CH1243598427). Il valore di debutto, 24 franchi svizzeri per azione, è stato un po’ inferiore alle attese, riflesso di un limitato entusiasmo del mercato nei confronti del settore dei generici (dove opera Sandoz) che resta difficile, con prezzi al ribasso, in particolare negli Usa, e forte concorrenza.
Sandoz ha, comunque, obiettivi ambiziosi, grazie al lancio di farmaci biosimilari che sono più redditizi dei generici. Inoltre, il debito netto del gruppo è ragionevole. Per questo, riteniamo che se hai le azioni Sandoz puoi mantenerle (non le seguiremo, però, costantemente). Se non le hai, piuttosto, punta sulle azioni Novartis che non hanno pagato troppo il debutto di Sandoz e hanno chiuso a -0,7%.
Oltre il tasso c’è di più
Sempre qui sul sito puoi trovare alcune riflessioni sulle azioni bancarie italiane, che hanno avuto un eccellente andamento nel corso del 2023. Lo stesso, però, non si può dire di altre azioni bancarie, a riprova che l’aumento dei tassi d’interesse non è garanzia di andamenti positivi in Borsa. Per esempio, le azioni Bank of America (26,07 Usd; Isin US0605051046), una delle banche più “tradizionali” negli Usa, hanno perso in settimana il 4,8%, portando il calo del 2023 al 21,3%. Pesa il rischio di perdite sul suo portafoglio di obbligazioni (prezzi in calo per il rialzo dei tassi) in caso di vendita. Se hai queste azioni, limitati a mantenerle.
@Biagio Per comprare azioni non hai bisogno di aprire rapporti con broker esteri: ti basta aprire un deposito titoli anche presso la banca dove hai già il conto corrente. Se scegli il regime amministrato la banca farà per te tutti i calcoli fiscali (con relativi addebiti e accrediti) e non dovrai, quindi, inserire nulla in dichiarazione dei redditi.
@Giuseppe Da parecchi anni non esistono più i lotti minimi per gli acquisti di azioni già quotate in Borsa. Per questo puoi anche comprare una singola azione e investirvi anche solo una manciata di euro. Ricorda, però, che su ogni compravendita di azioni la tua banca fa pagare delle commissioni, che spesso prevedono minimi fissi.
@Marcello I guadagni sul rialzo di prezzo delle azioni si chiamano plusvalenze e sono tassate al 26%. Le perdite sui cali di prezzi si chiamano minusvalenze e possono essere utilizzate per 4 anni dal momento del loro ottenimento per “compensare” plusvalenze successive (riducendo, dunque, le tasse su queste ultime).
Salvo dove diversamente indicato, variazioni settimanali e prezzi al 6 ottobre 2023.