Ognissanti e la vacanza infinita

Settore viaggi
Settore viaggi
Dalla fine di agosto (vedi nostra analisi sul n° 1522) le azioni del settore del turismo non si sono comportate bene: mediamente hanno ceduto (in dollari Usa) circa il 10% contro un calo medio dei listini azionari del 6%. Non per nulla l’Etf The Travel (5,379 euro; Isin IE00BMFNW783), che punta su tante società del settore del turismo, da allora ha perso a Piazza Affari il 10,4% (valore in euro). All’interno del settore dei viaggi, l’andamento peggiore è stato registrato dalle azioni delle compagnie aeree, che in soli due mesi fanno registrare una perdita media del 17,4% (in dollari Usa). E questo nonostante il boom estivo: i dati ufficiali Iata sul traffico aereo di agosto (ultimi disponibili) hanno mostrato che gli aerei viaggino con tassi di riempimento superiori a quelli del 2022 e ormai allineati a quelli del 2019 e le compagnie aeree hanno rivelato in questi giorni che i rincari dei prezzi dei biglietti hanno fatto realizzare ricavi stellari nel 3° trimestre 2023.
La Iata è una sorta di Confindustria mondiale di tutte le compagnie di trasporto aereo.
In Italia la corsa dei prezzi dei voli resta sostenuta: stando ai dati Eurostat, a settembre il prezzo dei voli domestici è salito di quasi il 42% rispetto a un anno prima (quello dei voli internazionali si è contratto di poco meno del 4%).
Se la domanda c’è e i conti sono in forma, come si spiega questo andamento negativo in Borsa? Tre sono le ragioni. Prima: il rialzo del costo del petrolio – e quindi dei combustibili – a seguito dello scoppio della guerra in Medioriente. Il prezzo del petrolio di qualità brent viaggia poco sotto i 90 dollari al barile, in rialzo di quasi il 20% rispetto ai valori alla fine di giugno. Secondo: la crisi dell’immobiliare cinese e la crescita economica meno pronunciata delle attese del Dragone. Si tratta del secondo mercato più rilevante dopo quello americano e qualche segnale di rallentamento, sul traffico aereo interno, ha cominciato ad emergere. Terzo: il rischio che, dopo il boom post-pandemico, i consumatori possano cominciare a ridurre un po’ le spese per i viaggi, complice anche la prospettiva di tassi d’interesse elevati per più tempo del previsto. Se a tutto questo ci aggiungi il rischio che il conflitto in Medioriente possa estendersi ad altri Paesi (con sospensioni del servizio e necessità di allungare le tratte, con conseguenti spese di carburante, per non sorvolare Paesi a rischio) capisci perché il mercato abbia iniziato a temere che i risultati stellari che il settore ha registrato per buona parte del 2023 possano non ripetersi in futuro.
La paura di una minore voglia di viaggiare, soprattutto da parte degli americani, è stata alimentata da alcune compagnie di viaggio statunitensi che hanno dichiarato di aver registrato prenotazioni per ora inferiori di quasi il 15% rispetto all’anno scorso sia per il periodo del Thanksgiving (molto sentito negli Usa, è a fine novembre), sia per il periodo natalizio.
A confermare i suddetti timori c’è stata anche United Airlines (34,92 Usd; Isin US9100471096) che pur avendo chiuso il terzo trimestre con risultati eccellenti e superiori alle attese sia in termini di ricavi e di utili, ha cominciato a mettere le mani avanti sul fatto che il rialzo dei costi del carburante ridurrà gli utili nel corso del quarto trimestre dell’anno. Complice anche il fatto che la United Airlines è una delle compagnie Usa con la maggiore esposizione a Israele (viaggi al momento sospesi), il mercato si è spaventano e ha sonoramente punito il titolo che ha perso, in soli due mesi, quasi il 29%, un risultato persino peggiore di quello medio del settore. Che fare con queste azioni? La situazione economica delicata in Cina compromette alcune delle prospettive della United Airlines, che è forte proprio sulle tratte internazionali. E lo scoppio della nuova guerra non può che rendere più incerte le prospettive per i suoi conti. Crediamo, però, che il mercato abbia più che scontato tutti tali rischi. Il gruppo, infatti, si rivolge a una clientela mediamente alto spendente e non rileva, al momento, dei rallentamenti nelle sue prenotazioni (anzi ha lanciato un ampio piano di tratte per l’estate 2024). Inoltre, se è vero che il gruppo è esposto ai viaggi in Israele, è anche vero che il giro d’affari legato al Paese conta per meno del 5% del fatturato complessivo del gruppo. Gli indicatori di convenienza del titolo sono al momento inferiori rispetto a quelli medi del settore e migliori di quelli medi storici, quindi, secondo noi si può tornare a scommettere su queste azioni. Attenzione: i rischi sono elevati e la scommessa si fa solo essendo consci che per i risultati della stessa si potrebbe dover aspettare anche qualche anno. Non è per risparmiatori prudenti. Altri titoli del settore dei viaggi in generale, pur in calo, hanno retto relativamente meglio – le azioni delle catene alberghiere, per esempio, hanno limitato il calo al 5,3% (in dollari Usa), un valore tutto sommato allineato a quello generale delle Borse. Per questo crediamo che nel complesso le prospettive generali del settore turismo siano correttamente valutate e ti consigliamo di limitarti a mantenere le quote dell’Etf The Travel che hai già. Se non le hai, non le acquistare ora.
Ci aspettiamo una contrazione degli utili di United Airlines nel 2024 rispetto al 2023, ma, ciò nonostante, il rapporto tra prezzo attuale di Borsa e valore contabile della società atteso al 2025 è di circa 0,65, contro una media di circa 1 per il settore e di 1,7 per il resto delle azioni americane. Stessi ragionamenti si possono fare per altri indicatori di convenienza – sono come il “prezzo al chilo” delle mele: se non son bacate, più è basso più sono convenienti.
La United Airlines si comprano sulla Borsa Usa facilmente anche tramite i servizi di trading online della tua banca italiana.
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