L’accordo firmato oggi da Eni con Energy Infrastructure Partners (EIP) prevede che quest’ultima entri nel capitale di Plenitude con un apporto iniziale di 0,5 miliardi, con l’opzione di poter salire a 0,7 miliardi a inizio 2024 – il che equivale a una quota di circa il 9% del capitale della società.
Plenitude (ex Eni gas e luce) è la società tramite cui Eni fornisce attualmente energia a circa 10 milioni di clienti europei nel mercato retail con l'obiettivo di raggiungerne oltre 11 milioni entro il 2026, ed è inoltre particolarmente impegnata nello sviluppo delle energie rinnovabili.
Che Eni puntasse a “monetizzare” una quota minoritaria della società non è una novità, il che spiega anche la reazione tiepida del titolo Eni (Isin IT0003132476) in Borsa: al momento in cui scriviamo (ore 12 di giovedì 21 dicembre) è sostanzialmente piatto, a quota 15,19 euro. Già diversi mesi fa, infatti, si era parlato di un progetto di quotazione in Borsa per Plenitude, progetto poi temporaneamente accantonato per le condizioni di mercato ritenute non ottimali.
E ora? La cessione a EIP lascia comunque tutte le strade aperte, sia quella della possibile cessione “privata” di altre fette della società, sia quella della quotazione in Borsa. E se quest’ultima dovesse concretizzarsi, il prezzo pagato oggi da EIP rappresenta anche un importante punto di riferimento per la valutazione della società nel suo complesso – società che, nel frattempo, sta registrando buoni ritmi di sviluppo, anche grazie ad alcune acquisizioni.
Alla luce di questa notizia, e tenendo conto dell’introito che è in linea con le nostre valutazioni, non modifichiamo le nostre stime su Eni: utile per azione di 2,48 euro nel 2023, 2,35 euro nel 2024 e 2,18 euro nel 2025. Confermiamo anche il nostro consiglio: mantieni.