La settimana delle Borse: Wall Street da record, bene anche l’UE

wall street
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Con il +2% settimanale per l’indice S&P 500 e il +3,5% per il Nasdaq, la Borsa Usa aggiorna (in positivo) il risultato da inizio anno: rispettivamente +16,7% e +22,3%. A contribuire a quest’ultimo exploit è stato il dato sull’inflazione, che ha aumentato le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed in tempi relativamente brevi. In Europa, invece, sono state ancora le elezioni a tenere banco. Da un lato c’era l’attesa per il secondo turno di voto in Francia, ma dopo l’esito del primo turno i mercati già si erano preparati a uno scenario non “estremo”, vivendo quindi una settimana di relativa tranquillità. Le urne, poi, hanno rivelato delle sorprese che hanno ulteriormente rasserenato i mercati, portandoli ad aprire in positivo anche lunedì 8 luglio. Dall’altro lato c’erano le elezioni britanniche: le urne d’oltremanica, al contrario di quelle transalpine, hanno confermato un risultano pienamente in linea con i pronostici, perciò anche su questo fronte non ci sono stati scossoni né per le Borse né per le nostre strategie. Quanto ai settori, se la prospettiva di tassi più bassi ha fatto bene al settore tecnologico (+2,8%), gli outsider della settimana sono il comparto bancario (+3,4% l’indice delle banche europee) e ancor più quello automobilistico (+7,9%) trascinato dall’exploit di Tesla (vedi più avanti).
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia:+0,7%; +0,6%
Brasile: +1,9%; +2,1%
Canada: +0,8%;+0,2%
Cina: -0,3%; -1,3%
Corea: +2,3%; +1%
Giappone: +3,4%; +2,3%
Indonesia: +3,1%; +2,7%
Messico: -0,2%; -0,5%
Regno Unito: +0,5%; +0,7%
Stati Uniti: +2%; +1%
Svizzera: +0,1%; -0,8%
La speranza che la volatilità dei mercati possa diminuire ha riacceso il tamtam su possibili mosse nel risiko bancario. Non è un caso che tra le banche italiane sia Mps (4,84 euro, Isin IT0005508921) a registrare il miglior bilancio settimanale (+10,3%) proprio nei giorni in cui per il Tesoro scade il lockup, cioè l’impegno a non vendere ulteriori azioni dopo la cessione di una quota avvenuta tre mesi fa. Non è la prima volta, tuttavia, che Mps è al centro di speculazioni su “matrimoni”, poi mai concretizzati: mantieni.
È sempre più concreto, invece, l’avvicinamento tra BBVA (9,61 euro, Isin ES0113211835) e Sabadell. L’Assemblea di BBVA ha approvato a larga maggioranza l’aumento di capitale (fino al 19%) per finanziare l’Opa sulla connazionale Sabadell. Ora BBVA dovrà ottenere il via libera della Bce e delle Autorità di controllo spagnole. Inoltre, l’Opa è subordinata all’ottenimento di almeno il 50,01% del capitale di Sabadell, ma questo non appare uno scoglio problematico, visto che molti azionisti di BBVA (che hanno votato sì nell’assemblea di BBVA) sono anche azionisti di Sabadell. BlackRock, ad esempio, è il maggiore azionista di entrambe le banche (con il 6% di BBVA e il 7% di Sabadell), ma anche grandi fondi di investimento, come Vanguard o Capital Group, detengono una quota in entrambe le banche. Secondo noi, l'operazione ha quindi buone probabilità di andare avanti, ma la strada da percorrere si annuncia ancora lunga. Mantieni.
Grazie alla buona performance delle banche, che rappresentano una quota significativa dei titoli quotati a Milano, Piazza Affari registra questa settimana un rialzo del 2,5%. L’indice che riassume i principali 50 titoli dell’eurozona segna, invece, un +1,7%.
RISIKO IN SALSA FRANCESE
Movimenti in vista anche Oltralpe, con Axa (31,96 euro, Isin FR0000120628) che starebbe valutando una possibile integrazione della sua divisione di risparmio gestito con quella di Bnp Paribas (63,66 euro, Isin FR0000131104). Per ora è un’ipotesi circolata sulla stampa e non confermata, ma se si realizzasse porterebbe alla nascita di un gigante nel risparmio gestito. Non è, comunque, certo che le discussioni, se confermate, portino effettivamente a un accordo, tanto più che Axa starebbe studiando diverse strade, non solo quella che porta a Bnp Paribas. Mantieni entrambi i titoli.
Nel 2° trimestre il produttore di auto elettriche Tesla (251,52 Usd, Isin US88160R1014) è riuscito a limitare i danni consegnando un numero di veicoli superiore alle attese, seppur in calo del 5% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Il dato ha fatto decollare il titolo (+27,1% questa settimana). Se questo dato ha rassicurato gli investitori, resta ora da vedere quanto la guerra dei prezzi, che aveva sanzionato pesantemente il suo margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato) nel 1° trimestre, peserà sulla redditività del gruppo. La risposta l’avremo il 23 luglio quando verranno presentati in dettaglio i risultati del 2° trimestre. Nell’attesa, l’azione resta, secondo noi, sopravvalutata e il nostro consiglio non cambia. Vendi.
Brutta settimana per Bpost (2,78 euro euro, Isin BE0974268972), che con un -8,3% tocca nuovi minimi storici. Il motivo è il taglio, da parte del gruppo, delle stime per le attività in Belgio e negli Usa. Per l’attività in Belgio (lettere, pacchi, giornali), il management prevede ora un margine industriale compreso tra il 5% e il 7% e non più tra il 6% e l’8%, a causa sia dei costi più elevati (indicizzazione dei salari all’inflazione), sia dei nuovi contratti, meno redditizi, stipulati con gli editori per distribuire i giornali dopo che la vecchia concessione è scaduta il 30 giugno. Per l'attività negli USA (logistica, e-commerce), bpost prevede ora un margine industriale tra il 2,5% e il 4,5% (non più tra il 4% e 6%); il che non sorprende, visto che da tempo questa attività non è competitiva, soprattutto nei confronti del gigante Amazon. Per l’intero gruppo, l’utile industriale (senza elementi straordinari) dovrebbe così attestarsi tra 165 e 185 milioni di euro nel 2024, contro i 249 milioni del 2023. Alla luce di questo scenario, anche se il prezzo è ai minimi la prudenza si impone e non è, secondo noi, il caso di acquistare. In attesa della nuova strategia (dopo l’estate) e dell’integrazione di Staci, limitati a mantenere il titolo.
@Andrea Le schede che trovi sul sito per le azioni, obbligazioni e fondi della nostra selezione sono costantemente aggiornate, per cui per il tuo portafoglio fai riferimento ai consigli che trovi lì. In generale, non consigliamo di mediare sui titoli in perdita: rischi di esporti troppo su un’unica azione, aumentando il rischio del portafoglio complessivo.
@Giacomo Il dividend yield di cui hai sentito parlare non è altro che il rapporto tra il dividendo e il prezzo di un’azione. È uno dei principali indicatori per la valutazione: più è alto, meglio è, ma come tutti gli indicatori da solo non basta per giustificare l’acquisto di un’azione. Puoi approfondire qui.
@Igino Il consiglio su Volkswagen (112,3 euro, Isin DE0007664005) è ancora “acquista”, come puoi vedere qui. Ricorda, però, che per questo e per qualunque altro titolo, non c’è certezza di recuperare le perdite che stai subendo, perciò diversifica anche su altri titoli.
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