La settimana delle Borse: pausa di riflessione

settimana delle Borse 1578
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Non si è trattato di una settimana particolarmente brillante per i mercati di Borsa, con risultati finali che nel complesso si discostano poco dal pareggio rispetto ai livelli di inizio settimana. Un quasi-pareggio che per gli Usa si traduce in un +0,9% per l’indice S&P500, mentre per l’eurozona il bilancio è un lieve rosso (-0,4%), complice anche la delusione arrivata da ASML che ha ridotto le stime (-13,8%). Il taglio dei tassi da parte della Bce, d’altronde ampiamente atteso, non è bastato a risollevare l’umore dei mercati del Vecchio Continente, tanto più che una delle principali fonti di preoccupazione, la crescita cinese e i suoi impatti anche sulle altre economie mondiali, è rimasta sotto i riflettori anche questa settimana. Il Pil cinese del terzo trimestre, seppur in linea con le attese, ha infatti segnato un rallentamento rispetto al trimestre precedente, rendendo non così scontato il raggiungimento di un +5% per l’intero 2024. I mercati hanno in un primo momento reagito freddamente a queste notizie; la direzione si è invertita dopo la pubblicazione di altri dati di settembre (migliori delle attese) e dopo l’annuncio di un piano di supporto da parte della Banca centrale, ma il bilancio settimanale della Borsa cinese resta il peggiore tra quelle che compongono le nostre strategie di investimento.
Uno dei settori su cui stanno maggiormente pesando i dubbi sulla domanda cinese è quello dell’energia, con il petrolio (brent) che questa settimana è passato da 79,19 a 72,65 dollari (-8,3%). Le società del settore hanno reagito, in media, con un -1,7%, ma nel caso di TotalEnergies (59,66 euro, Isin FR0000120271) il bilancio è stato più pesante (-4,3%) a causa di dati trimestrali poco convincenti. In un contesto depresso per tutto il settore petrolifero, il gigante energetico francese ha, infatti, annunciato per il 3° trimestre una produzione di idrocarburi pari 2,4 milioni di barili al giorno, cioè al minimo del suo intervallo di stime (tra 2,4 e 2,45 milioni). Inoltre, come per i concorrenti, il margine di raffinazione del gruppo è in forte calo. Continuiamo, quindi, a mantenere le nostre previsioni di un calo degli utili nel 2024 (rispetto al 2023) e nel 2025 (rispetto al 2024). Ai prezzi attuali, nonostante lo scivolone, il titolo continua a rimanere, secondo noi, correttamente valutato. Di conseguenza, limitati a mantenerlo.
Dal petrolio al settore auto, il passo è breve: anche i produttori di quattroruote sono, infatti, osservati speciali da diverse settimane. Questa settimana a far parlare di sé è stata Stellantis, con una serie di notizie negative. Prima il dato sulle consegne nel terzo trimestre (-20% rispetto allo stesso periodo del 2023), poi il richiamo di alcuni Suv per problemi tecnici e infine l’agenzia Moody’s che ha sì confermato il rating sul gruppo, ma ha abbassato a “negativo” l’outlook, cioè l’indicazione di come potrà muoversi il rating in futuro. Nonostante tutto questo, e nonostante le polemiche con la politica (sia in Italia sia negli Usa), il titolo (12,18 euro, Isin NL00150001Q9) riesce comunque a chiudere con un +2,8%. Mantieni.
Di tutt’altro tenore le notizie arrivate da Ericsson, tanto che il titolo (89,02 sek, Isin SE0000108656) registra il miglior bilancio settimanale (+14,7%) tra tutte le azioni della nostra selezione. Il gruppo ha pubblicato per il 3° trimestre 2024 un fatturato e un utile per azione superiori alle attese. Il fatturato è arretrato dell'1% rispetto al 3° trimestre 2023, ma è a causa essenzialmente del calo delle vendite in India (-43%) dopo l’eccezionale crescita registrata nel 3° trimestre 2023. In Nord America le vendite sono salite del 55%, beneficiando dell’accordo da 14 miliardi di dollari con AT&T. L’aumento delle vendite in Nord America (il suo mercato più redditizio) si è tradotto in un balzo del margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato), che è lievitato dal 6% all'11,9%. Abbiamo alzato le nostre previsioni sugli utili 2025. Il titolo (in Sek) non ha, secondo noi, ancora esaurito il potenziale di crescita. Merita di restare in portafoglio: mantieni.
A pochi giorni dalla partenza prevista, Poste ha annunciato un rinvio del collocamento di un 14% del capitale oggi in mano pubblica. Si tratta di un rinvio, appunto, e non di un annullamento, anche se resta il fatto che l’annuncio pubblicato non chiarisce molto le motivazioni di questa mossa e sul tema sono circolate solo ipotesi. Non sembra comunque trattarsi di motivazioni di mercato, né tantomeno legate a problemi per la società, tanto che il titolo (13,42 euro, Isin IT0003796171) ha reagito con un +4,6%. D’altronde l’arrivo di un nuove azioni sul mercato ha, di norma, un effetto depressivo sul prezzo, il che spiega il rimbalzo dopo la notizia dello stop. E ora? Una nuova “finestra” di collocamento potrebbe aprirsi a novembre, ma non è scontato: l’operazione potrebbe anche slittare al 2025. Mantieni.
@Alessandro La Borsa cinese fa parte di tutte e tre le nostre strategie di investimento, con quote dal 5% al 10% a seconda del profilo in cui ti riconosci di più. Puoi investirci con l’Hsbc Msci China Ucits Etf (6,3 euro, Isin IE00B44T3H88) quotato a Milano.
@Guerino È vero che la pubblicazione dei conti trimestrali può portare a un’elevata volatilità, ma proprio perché legata a dati diversi dalle attese non si può sapere a priori la direzione del movimento, e quindi se convenga accumulare o alleggerire la posizione.
@Roberto Ti confermiamo che il parametro “tutto o niente” ti consente di negoziare l’intero quantitativo nel momento dell’immissione dell’ordine, ma se in quel momento non c’è una “controparte” sufficiente l’ordine è automaticamente cancellato.
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