Poste italiane conquista il 24,81% del capitale di Telecom Italia

Poste italiane sale nel capitale di Telecom Italia
Poste italiane sale nel capitale di Telecom Italia
Già lo scorso febbraio Poste Italiane aveva acquisito una partecipazione del 9,8% in Telecom Italia, acquisendola da Cassa Depositi e Prestiti a cui, in cambio, aveva ceduto una quota di Nexi. Ora la quota di capitale detenuto da Poste italiane in Telecom Italia è ulteriormente aumentata: Poste ha infatti acquistato un altro 15% circa di Telecom da Vivendi.
È una mossa che cambia radicalmente l’azionariato del gruppo:
- Vivendi, finora socio storico, mantiene solo una piccola quota (nelle scorse settimane era già sceso dal 23,75% al 18,3%, ora vendendo questo ulteriore 15% rimane con solo il 2,5% circa di Telecom)
- Poste italiane, al contrario, con i due acquisti (quello di febbraio e il 15% appena conquistato) ha ora quasi un quarto del capitale di Telecom Italia (il 24,81% per la precisione)
- gli altri tre quarti del capitale non sono in mano a soci “forti” ma sono scambiati sul mercato, per cui, di fatto, Poste Italiane è il nuovo socio di maggioranza, seppur relativa, di Telecom Italia.
La mossa era prevista? Sì… e no. Dopo l’ingresso nel capitale a febbraio, le voci di ulteriori rafforzamenti di Poste in Telecom Italia non erano certo mancate, ma la mossa annunciata ha comunque spiazzato il mercato, perlomeno nella tempistica.
Sulla carta, nulla: come ti abbiamo detto, le azioni che Poste ha acquistato sono quelle detenute da Vivendi, per cui il cosiddetto “flottante” (cioè la quota di azioni che viene scambiata sul mercato, perché non in mano ad azionisti strategici) rimane invariata.
Ci possono, però, essere alcuni impatti negativi sul prezzo del titolo, e questo per diversi motivi.
Primo: il prezzo pagato a Vivendi per la sua quota (0,2975 euro per azione) è inferiore al prezzo di chiusura di Borsa di Telecom Italia venerdì (0,31 euro), cioè l’ultimo giorno prima dell’annuncio.
Secondo: non ci sono prospettive di un’offerta pubblica di acquisto (Opa) rivolta a tutti gli azionisti. Poste italiane si è, volutamente, mantenuta poco sotto la soglia del 25% che farebbe scattare l’obbligo di Opa, e ha già esplicitamente dichiarato che non intende acquistare ulteriori quote che farebbero scattare l’obbligo di lanciare l’offerta. D’altronde, visto l’azionariato “diffuso” dei restanti tre quarti del capitale, la quota che ha già in mano è più che sufficiente per garantirgli di avere voce in capitolo nella gestione del gruppo e nella nomina dei vertici.
Terzo: l’ingresso di Poste italiane, che riporta il titolo nell’orbita “pubblica” e degli interessi nazionali, toglie un po’ di appeal speculativo al titolo: negli scorsi mesi, per esempio, Iliad (insieme al fondo Cvc) aveva manifestato interesse per un’acquisizione, ma a questo punto, se non definitivamente tramontata, questa ipotesi è perlomeno rinviata.
A fare da contraltare a tutto questo ci possono essere degli effetti positivi sul prezzo, derivanti in particolare dalle possibili collaborazioni e sinergie tra i due gruppi. Ricordiamo, per esempio, che anche Poste è presente nel settore della telefonia con Poste Mobile), ma potrebbero esserci allo studio anche altre sinergie nell’ambito dei servizi finanziari, di pagamento, assicurativi, nei contenuti media e nell’energia. Inoltre, come già accennato, il consolidamento con altri operatori potrebbe subire qualche rallentamento, ma resta comunque un’ipotesi all’orizzonte.
Tenendo conto del bilancio di aspetti positivi e negativi per il prezzo del titolo, il nostro consiglio sull’azione Telecom Italia (Isin IT0003497168) rimane lo stesso: mantieni.
L’impatto dell’acquisizione della quota di Telecom Italia è tale da destabilizzare i conti di Poste? No, per cui te lo diciamo subito: puoi tranquillamente continuare a mantenere anche le azioni Poste Italiane (16,66 euro alla chiusura di venerdì 28 marzo, Isin IT0003796171). Anche qui ci sono diversi motivi per cui non riteniamo affatto che ci sia da preoccuparsi, ecco i principali.
Primo. L’esborso, stando a quanto dichiarato dal gruppo stesso, è di 684 milioni di euro. Non è una cifra indifferente, certo, ma parliamo di un gruppo, Poste Italiane, che ha chiuso i conti 2024 con un patrimonio netto (il capitale proprio, per intenderci) di oltre 11,5 miliardi e un utile netto di circa 2 miliardi.
Secondo. Il prezzo pagato, a nostro avviso, è equo. Non è lontanissimo, anzi è più basso, dei prezzi di mercato di Telecom Italia, prezzi ai quali giudichiamo il titolo correttamente valutato.
Terzo. Il corrispettivo sarà pagato in contanti e non con l’emissione di nuove azioni, ma questo non mette in crisi la liquidità del gruppo, tra l’altro “strategicamente” rimpinguata dal dividendo da 1 miliardo incassato da Poste Vita.
Se non sei azionista di Poste Italiane, ma sei cliente del gruppo, per esempio perché hai investito in buoni e libretti postali, per te cambia qualche cosa? No, puoi stare tranquillo. Prima di tutto, Poste è collocatore di questi prodotti che però sono, in gran parte, emessi da Cassa depositi e prestiti, nonché garantiti dal Tesoro. Inoltre, per quello che ti abbiamo detto qui sopra, la solidità finanziaria del gruppo non è affatto intaccata, e anzi a medio-lungo termine potrà beneficiare della valenza strategica di questa mossa e delle sinergie. Per cui, anche se hai prodotti emessi direttamente da Poste, come i conti correnti postali, l’affidabilità della tua “controparte” non è messa a rischio. Per tutti questi prodotti, casomai, valuta se dal punto di vista economico sono la miglior scelta per te, cioè se sono i più redditizi per il tuo profilo di investitore e per il tipo di utilizzo che fai del conto: aiutati con i nostri comparatori per scoprire se c’è di meglio per te.
E se invece sei cliente di Poste come utente di Poste Mobile? Poste Mobile è un operatore “Full MVNO” (Mobile Virtual Network Operator), che deve cioè “appoggiarsi” alla rete di altri operatori. In passato Poste Mobile ha già cambiato più volte la rete su cui si appoggia, passando da Vodafone a Wind Tre per poi ritornare a Vodafone. Con l’acquisizione, è più che probabile che Poste Mobile e i suoi clienti vengano spostati sulle infrastrutture di Telecom Italia. Anzi, i due gruppi sono già al lavoro per chiudere un accordo in questo senso e spostare i clienti Poste Mobile sulle infrastrutture di Telecom, che subentrerebbe all’attuale fornitore Vodafone.
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