La settimana delle Borse: un caleidoscopio di notizie

settimana delle borse 1606
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Nel complesso, si è trattato di una settimana poco entusiasmante per le Borse: il bilancio è in leggero rosso per Wall Street (-0,5% l’indice S&P500) e in lieve progresso per l’eurozona (+0,5% l’indice dei 50 titoli principali). Tanti, tuttavia, i temi che hanno portato a questo risultato. Innanzitutto, ci sono state importanti novità sul fronte della battaglia sui dazi. Prima c’è stato l’accordo tra Stati Uniti e Gran Bretagna che dovrebbe prevedere tariffe ridotte sull’export di una serie di prodotti, cosa che è stata interpretata dai mercati come un segnale di rientro, almeno parziale, delle tensioni. Poi, è arrivata anche la notizia di un accordo tra Usa e Cina per sospendere i dazi arrivati a percentuali esorbitanti (145% degli Usa sull’export cinese, 125% della Cina sull’export americano) e tornare a percentuali più contenute (rispettivamente 30% e 10%). La notizia è arrivata lunedì 12 maggio, e non ha quindi influenzato il bilancio delle Borse di cui ti abbiamo parlato qui sopra, ma le aspettative per un allentamento della tensione erano già circolate, in qualche modo, anche nei giorni precedenti.
Ma non ci sono stati solo i dazi a determinare il barometro delle Borse. Non meno importante è stata la riunione della Fed: alla fine si è conclusa con una Banca centrale piuttosto attendista, che di fronte alle incertezze attuali ha preferito lo statu quo nel livello dei tassi.
Se la decisione della Fed, tutto sommato, non ha sconvolto i pronostici, è stata invece una sorpresa (non gradita) quanto accaduto in Germania, con la bocciatura, alla prima votazione, del candidato cancelliere. Emergenza, certo, rientrata con la seconda votazione, chiusa con esito favorevole, ma quanto successo (per la prima volta nella storia della Germania) è comunque un segnale di attenzione da non sottovalutare: una maggioranza fragile in Germania potrebbe rendere più difficoltoso il maxi piano di investimenti in infrastrutture e difesa, il che spiega lo scivolone delle Borse, seppure rientrato dopo l’elezione. Ultimo, ma non ultimo, elemento che ha influenzato i listini è il proseguimento della stagione della pubblicazione dei conti trimestrali.
A livello settoriale, la maglia nera della settimana va al comparto farmaceutico che segna un -6%, appesantito non solo dal tema dazi ma anche dalla possibile introduzione di misure per abbassare i prezzi dei farmaci. Spicca, però, il +4,6% di Teva Pharmaceuticals (16,93 Usd, Isin US8816242098). Nel 1° trimestre il fatturato è in crescita del 5% (senza effetti di cambio), grazie al dinamismo dei suoi tre prodotti sotto brevetto (Austedo, Ajovy, Uzedy). I farmaci generici e biosimilari (+3%) restano, comunque, strategici per il gruppo, che si prepara a diversi nuovi lanci nei prossimi due anni. Nel complesso, il management conferma le previsioni per il 2025 e ritiene che la sua capacità produttiva negli Usa dovrebbe limitare l'impatto dei dazi. Altra buona notizia, negli Stati Uniti è stato appena approvato il suo Selarsdi (biosimilare dello Stelara) per il trattamento della psoriasi. Ai livelli attuali, il titolo è correttamente valutato. Mantieni.
Se per Teva i conti trimestrali hanno rappresentato una spinta al rialzo, non così si può dire per Solvay (29,96 euro, Isin BE0003470755) che arretra dell’11,7% settimanale. Nel 1° trimestre il fatturato è diminuito del 5,8%. Inoltre, da marzo i suoi clienti si sono dimostrati molto cauti negli acquisti a causa dell'incertezza economica. Le riduzioni dei costi e un’entrata straordinaria legata alla risoluzione di un contenzioso hanno, comunque, permesso di stabilizzare il margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato), ma non è detto che questo si possa verificare anche nel 2° trimestre. Il gruppo prevede ormai che per tutto il 2025 l’utile industriale (prima delle spese pluriennali e delle componenti straordinarie) si collochi nella fascia più bassa dell’intervallo di stime annunciato a inizio marzo (tra 1,0 e 1,1 miliardi di euro), ossia subisca un calo fino al 5% annuo. La liquidità generata dovrebbe, comunque, garantire la stabilità del dividendo. Tenendo conto anche di quest’ultimo elemento, il consiglio non cambia: puoi approfittare dello scivolone per acquistare per il lungo termine.
Settimana contrastata nel mondo della tecnologia. Da un lato il settore dei semiconduttori registra un +2,3%, sostenuto da rialzi di titoli come Nvidia (116,65 Usd, Isin US67066G1040, +1,9% questa settimana; mantieni) o ASML (626,8 euro, Isin NL0010273215, +2,9% questa settimana; acquista). Dall’altro lato, il settore dei software arretra dello 0,7%. Sul comparto pesa il -6,9% settimanale di Alphabet (152,75 Usd, Isin US02079K3059): l’annuncio di Apple di voler integrare motori di ricerca basati sull’AI, come Perplexity e ChatGPT, nel suo browser Safari, potrebbe ridurre la dipendenza da Google come motore di ricerca predefinito. Da qui il calo del titolo, ma c’è da chiedersi se gli investitori non lo abbiano sanzionato eccessivamente: i motori di ricerca basati sull'AI potrebbero sì competere con Google nel lungo termine, ma è improbabile che Google possa venir sostituito a breve-medio termine. Negli scorsi giorni abbiamo pubblicato un approfondimento su Alphabet basato proprio su queste incognite: il consiglio, comunque, è di mantenere.
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