Nel primo semestre del 2025 Amplifon (14,835 euro all'1/8) ha registrato ricavi in crescita dello 0,3%, penalizzata da una performance (al netto delle acquisizioni) leggermente negativa (‑0,8%) e da effetti valutari sfavorevoli. L’utile industriale prima di spesare la quota parte dei costi pluriennali depurato da componenti straordinari, non ricorrenti o non direttamente legati alla gestione operativa ordinaria è calato del 3,2%, con un margine di redditività in lieve calo.
L’utile netto per azione sempre depurato da componenti straordinari, non ricorrenti o non direttamente legati alla gestione operativa ordinaria, è sceso da 0,477 a 0,402 euro.
Il secondo trimestre ha risentito in modo più marcato del deterioramento macroeconomico: i ricavi sono scesi dell’1,9% a cambi correnti, mentre industriale prima di spesare la quota parte dei costi pluriennali (sempre depurato da elementi non ricorrenti) è sceso dell’8,7% rispetto all’anno precedente. Anche l’utile per azione misurato con le stesse metriche è calato da 0,282 a 0,218 euro.
Per contrastare la pressione sulla redditività, è stato lanciato il piano “Fit4Growth” che punta a migliorare la redditività industriale entro il 2027 attraverso con opere di efficientamento, razionalizzazione del perimetro e contenimento dei costi.
Per il 2025 Amplifon prevede ora una crescita dei ricavi del 3% a cambi costanti e una redditività industriale pari al 23%, il dato è rivisto al ribasso rispetto alle precedenti stime, anche se il management mantiene una visione fiduciosa sulle prospettive di medio periodo.
In questo contesto abbiamo ritoccato le nostre attese rispetto all’ultima volta in cui ne abbiamo parlato e ora ci attendiamo un utile per azione di 0,66 euro nel 2025, 0,83 nel 2026 e 1,03 nel 2028. Il titolo dopo i recenti cali resta comunque correttamente valutato e il consiglio non cambia: mantieni.
