La settimana delle Borse: mercati in retromarcia

Mercati in calo zavorrati da auto e Cina
Mercati in calo zavorrati da auto e Cina
Difficile, a prima vista, comprendere l’andamento dei mercati in queste ultime settimane. Se nelle sedute precedenti shutdown e crisi francese avrebbero dovuto impensierire i mercati, che invece avevano continuato a salire, ora l’evoluzione dello scenario in Medio Oriente e le speranze di pace avrebbero dovuto rasserenare i mercati, che invece chiudono in rosso. Il bilancio settimanale è, infatti, un -2,4% per l’indice S&P 500 e un -2,5% per il Nasdaq, mentre nell’eurozona l’indice dei 50 titoli principali segna -2,1%.
Certo le minacce dell’amministrazione Usa su possibili nuovi dazi alla Cina hanno contribuito al cambio di rotta (non a caso, la Borsa cinese è la peggiore della settimana con un -5,3%), ma quello che è successo in queste settimane è anche sintomo che le Borse sembrano sempre più “anestetizzate” nei confronti degli avvenimenti globali e concentrate su prospettive di crescita legate alla tecnologia e all’AI, seguendone gli alti e bassi (e infatti, anche qui non a caso, questa settimana il comparto tecnologico non ha brillato questa settimana, con un -1,4% per il comparto dei semiconduttori e un -2% per quello dei software).
La situazione che ti abbiamo appena descritto porta i mercati a essere particolarmente sensibili e volatili, con la conseguenza che bastano anche “sbavature” per farli sbandare. Ne è un esempio quello che è successo, negli scorsi giorni, con il settore auto, che segna un -4,2% (a livello settoriale, è il peggior risultato settimanale). Da un lato, certo, ha contribuito il calo del 9,2% di BMW (78,48 euro, Isin DE0005190003) dopo il taglio delle previsioni, ma c’è anche il -19,4% di Ferrari (344,2 euro, Isin NL0011585146, mantieni) che ha rialzato gli obiettivi finanziari del 2025, ma non ha comunque convinto i mercati.
Tra i comparti in rosso, seppur non al livello del settore auto, c’è quello farmaceutico (-1,2% settimanale). Fa un po’ meglio della media, limitando il calo allo 0,5%, la danese Novo Nordisk (376,95 dkk, Isin DK0062498333) che ha appena annunciato l'acquisizione della società di biotecnologia americana Akero Therapeutics. Il prezzo dell’acquisizione potrebbe raggiungere i 5,2 miliardi di dollari, a seconda del successo dell’Efruxifermin, il suo promettente trattamento all’ultima fase di sviluppo contro la malattia epatica MASH (Metabolic Dysfuncion-Associated Steatohepatitis). È un’operazione che fa seguito all'acquisizione da parte di Roche (290,2 Chf, Isin CH0012032048) della società di biotecnologia 89bio, specializzata nella stessa patologia epatica, che è spesso associata all'obesità. Il prezzo che Roche dovrà pagare sarà, tuttavia, nettamente inferiore (al massimo 3,5 miliardi di dollari). Mantieni Novo Nordisk, acquista Roche.
Negli ultimi mesi l’azione Orange (13,59 euro, Isin FR0000133308) si è risvegliata dal suo letargo, mettendo a segno una crescita del 41% da inizio anno. Secondo noi, si tratta di una salita eccessiva, visto che le prospettive di crescita del principale operatore francese di telecom restano deboli, con un utile industriale (ante ammortamenti) atteso in crescita di appena il 3% nel 2025. Inoltre, la maturità raggiunta dal settore delle telecomunicazioni in Europa lascia poco spazio a un miglioramento della crescita anche nei prossimi anni. Approfitta, quindi, della forte salita per vendere il titolo Orange, che ai prezzi attuali è ormai sopravvalutato. Questa azione uscirà presto dalla nostra selezione e non la seguiremo più.
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