Borse per stomaci forti: il terremoto di Credit Suisse
2 mesi fa - lunedì 20 marzo 2023
Borse in tensione
Una settimana sulle montagne russe
La settimana si era aperta con le notizie della liquidazione di tre banche negli Stati Uniti (tra cui SVB). Le autorità monetarie Usa hanno, quindi, deciso di attivare delle linee di credito di emergenza affinché altre banche regionali potessero recuperare la liquidità necessaria senza vendere titoli in perdita. Questo ha permesso ai listini di rimbalzare nella giornata di martedì 14, complice la speranza che la Banca centrale americana potesse cambiare anche la propria politica in termini di rialzo dei tassi d’interesse.
Già il giorno dopo, però, la tensione è tornata elevata, per effetto della paura che ha travolto Credit Suisse – te ne parliamo nel prossimo paragrafo. Anche in questo caso, però, l’intervento della Banca centrale svizzera, assieme alle parole della Banca centrale europea sui prossimi passi in termini di politica monetaria (non ha fatto più riferimento a un rialzo significativo e costante dei tassi), hanno permesso alle Borse di rimbalzare nella giornata di giovedì 16. La tensione è, però, tornata nell’ultima seduta, con il nuovo calo delle azioni Credit Suisse e la paura per le notizie su una richiesta di liquidità da parte delle banche Usa superiore a quella della crisi del 2008.
Alla fine, la Borsa di New York, grazie alla spinta dei titoli del settore tecnologico (anche di questo ti parliamo più avanti) si è salvata, ma le Borse europee hanno pagato dazio, per il peso più rilevante del settore bancario su questi listini. Come vedi qui sotto, la Borsa svizzera, nonostante il caso Credit Suisse, ha limitato le perdite, grazie alle tante società internazionali (dagli alimentari al farmaceutico): resta nelle nostre strategie d’investimento che puoi consultare cliccando qui. Non rientrano, invece, nelle nostre strategie d’investimento le Borse dell’Eurozona (-3,9% in media in settimana) e nemmeno la Borsa di Milano (-6,6% in settimana).
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro):
Australia: -2,1%; -0,9%; Canada: -2,1%; -1,6%; Cina: +1,9%; +2,3%; Corea: invariata; +2,2%; Giappone: -2,9%; -0,8%; Indonesia: -0,4%; +0,7%; Messico: -1,7%; -4,3%; Regno Unito: -5,3%; -4,7%; Svezia: -4,8%; -3,3%; Stati Uniti: +1,4%; +1,8%; Svizzera: -1,4%; -2%
La maglia nera del settore bancario
Non sorprende che le azioni del settore bancario siano risultate le peggiori della settimana, con perdite medie, sia per le americane, sia per le europee, di poco superiori al 10%. A condizionarle, il tracollo del Credit Suisse (1,86 franchi svizzeri, -25% alla fine della settimana; Isin CH0012138530), innescato dalle dichiarazioni del principale azionista di non voler immettere ulteriore liquidità nella banca: l’intervento della Banca centrale svizzera è fin da subito sembrato temporaneo e non risolutivo dei problemi, noti da tempo, del colosso svizzero, alle prese e con deflussi di capitale anche nell’ultimo trimestre del 2022.
Dopo le tensioni di venerdì 17, per evitare che questa settimana si aprisse in pieno panico, domenica 19 marzo le autorità svizzere hanno concertato un’azione che prevede l’acquisto (senza appello) del Credit Suisse da parte della rivale connazionale UBS (17,11 franchi svizzeri; Isin CH0244767585). Quest’ultima farà un’offerta che valorizza le azioni Credit Suisse 0,76 franchi svizzeri per azione (-59% rispetto alla chiusura di venerdì 17) e che verrà pagata in azioni UBS.
Con l’acquisizione UBS si rafforzerà nelle attività di gestione patrimoniale, ampliando il proprio portafoglio clienti. Le attività di banca d’investimento, fonte di problemi per Credit Suisse, saranno, invece, ristrutturate o vendute. L’acquisizione, nonostante le garanzie delle autorità monetarie svizzere, non è esente da rischi: andranno depurate le attività più rischiose e non sono escluse potenziali spiacevoli sorprese, il cui costo dovrà essere valutato. Alziamo, quindi, da 2 a 3 il livello di rischio dell’azione UBS (5 è il massimo).
Dopo il -10,8% della settimana scorsa, le azioni UBS, proprio per questi timori, hanno aperto le contrattazioni del 20 marzo con un calo di circa l’8%: secondo noi, se le hai puoi mantenerle, ma se non le hai non le acquistare ora. Le azioni Credit Suisse, invece, nella mattinata del 20 marzo si sono allineate al prezzo offerto: come ti diciamo da tempo, non sono azioni da avere in mano e se ancora le hai, vendile.
Basterà questo a calmare la situazione nel settore bancario? La reazione dei mercati nelle prime ore di lunedì 20 marzo è stata incerta: del resto la velocità dell’intervento lascia intendere la gravità della situazione e le modalità con cui è stata realizzata, decidendo anche di non rimborsare alcune obbligazioni rischiose – AT1 – emesse dal Credit Suisse, potrebbe continuare a pesare sul settore in generale nei prossimi giorni. Non acquistare ora azioni del settore bancario.
Tra le azioni delle banche europee, -17,2% per BCP (0,18 euro; Isin PTBCP0AM0015), nonostante il gruppo abbia chiuso il 2022 con un utile superiore alle attese grazie alla salita dei ricavi da interesse e al calo dei costi operativi e degli accantonamenti in Polonia nell’ultimo trimestre 2022. Abbiamo alzato le nostre stime sull’utile per azioni del 2023 e 2024 e confermiamo il consiglio: se hai queste azioni, mantienile. Se non le hai non acquistarle.
Le azioni BlackRock (636,71 Usd; Isin US09247X1019) si salvano e chiudono a +0,3%: sebbene il gruppo risenta del crollo dei prezzi delle azioni in cui detiene partecipazioni tramite i suoi fondi d’investimento – aveva il 5% della banca americana SVB ora in liquidazione – l’impatto diretto delle tensioni nel settore bancario potrebbe restare limitato, grazie alla diversificazione e alle dimensioni importanti del gruppo. Eventuali crolli dei mercati azionari avrebbero, invece, più impatto sui ricavi, ma il gruppo ha la forza per gestirli. Acquista.
La maglia rosa del settore tecnologico
In settimana ci sono state, però, anche delle note positive, rappresentate dell’andamento delle azioni settore tecnologico: le azioni delle società che si occupano di computer e software, in particolare, hanno archiviato un rialzo medio del 6,4%. Due i motivi.
Primo: colossi della tecnologia, come Microsoft (279,43 Usd; Isin US5949181045) hanno enormi quantità di liquidità in cassa. In un momento in cui si teme che le banche, per far fronte alle proprie difficoltà, possano iniziare a limitare l’erogazione di prestiti, quella liquidità ha un valore elevato agli occhi del mercato. Non per nulla, le azioni Microsoft hanno chiuso la settimana in guadagno del 12,4%: nonostante questo rimbalzo, secondo noi, restano azioni che vale la pena acquistare.
Secondo: come spesso ti abbiamo detto su queste pagine, i titoli del settore tecnologico soffrono più di altri in uno scenario di rialzo dei tassi d’interesse. Il cambio di tono da parte della Banca centrale europea, nonché le attese su un possibile cambio di passo anche da parte della Banca centrale americana, hanno sostenuto questi titoli.
Nel settore, rialzo del 3,4% per le Cisco Systems (50,19 Usd; Isin US17275R1023) dopo che il gruppo ha presentato per l’ultimo trimestre del 2022 dei risultati superiori alle attese, grazie alla risoluzione di problemi sulle catene di approvvigionamento. I vertici si mostrano fiduciosi e hanno alzato gli obiettivi per l’anno fiscale 2022/23 (termina a fine luglio) per i ricavi, gli ordini e l’utile per azione. Alziamo le nostre stime e confermiamo il consiglio sulle azioni: mantieni.
Rialzi anche nel settore telefonico: le azioni dell’operatore Telenet (15,2 euro; Isin BE0003826436) sono state sospese nella giornata del 17 marzo, dopo un rimbalzo di oltre il 10% nella giornata precedente. Si ipotizza che il principale azionista di Telenet, l’americana Liberty Global (che già detiene il 59,2% di Telenet), a dieci anni di distanza dal suo primo tentativo, stia preparando un’altra offerta per rimuovere Telenet dalla Borsa. Poniamo il giudizio sotto revisione: seguici su questa pagina per aggiornamenti sul consiglio.
Variazioni settimanali e valutazioni - dove non diversamente indicato - al 17 marzo 2023.