Negli ultimi mesi il titolo Strategy (142,3 dollari Usa al 16/12; Isin US5949724083), precedentemente noto come MicroStrategy e di cui abbiamo parlato anche in passato, è stato al centro di un intenso dibattito nei mercati finanziari, non tanto per i suoi risultati operativi tradizionali, ma per il suo ruolo di principale detentore aziendale di Bitcoin. La società ha spostato gran parte della propria strategia aziendale dall’origine di software e servizi di business intelligence verso l’accumulo massiccio di Bitcoin in bilancio, facendo diventare la criptovaluta l’elemento dominante del valore aziendale. Questa esposizione estremamente elevata a Bitcoin ha generato discussioni sull’appropriatezza del titolo nei principali indici azionari istituzionali come Msci e Nasdaq 100.
Il caso di Strategy è emblematico perché mette in luce la tensione tra finanza tradizionale e l’integrazione di asset digitali nei mercati istituzionali. Gli indici Msci (Morgan Stanley Capital International) sono utilizzati come benchmark da molti fondi istituzionali e Etf globali. Per la sua metodologia, un’azienda inclusa deve avere caratteristiche operative e di bilancio coerenti con la sua classificazione settoriale e con i criteri di stabilità e liquidità del titolo. Nel caso di Strategy, il fatto che oltre il 50% delle attività possa derivare da Bitcoin e altre criptovalute ha spinto Msci ad avviare una revisione delle regole di ammissibilità e a valutare se escludere società con un’elevata componente di digital asset treasury. Una decisione in tal senso è attesa per gennaio 2026, con potenziali impatti significativi sul profilo di investitori istituzionali e sulla liquidità del titolo.
Non un giudizio sulla società, ma una questione tecnica
Le voci di una possibile esclusione di Strategy dagli indici Msci non vanno interpretate come un giudizio sul Bitcoin in sé, quanto piuttosto come una questione tecnica di classificazione: Msci si domanda se aziende il cui valore effettivo è dominato da asset digitali siano comparabili alle società operative tradizionali tipiche degli indici azionari. Se la società venisse esclusa, i fondi passivi che replicano gli indici Msci sarebbero costretti a vendere le azioni di Strategy, causando potenziali deflussi di capitali e pressioni al ribasso sul titolo.
Parallelamente, un importante sviluppo recente riguarda l’indice Nasdaq 100. A differenza delle preoccupazioni legate a Msci, Strategy ha confermato la sua permanenza nel Nasdaq 100 in seguito alla recente ristrutturazione annuale dell’indice, che ha visto sei società rimosse e sei aggiunte, ma Strategy è rimasta inclusa nel benchmark tecnologico. Questo risultato offre un certo sollievo agli investitori, perché l’indice Nasdaq 100 è uno dei più seguiti Etf e fondi passivi a livello globale: l’inclusione continua ad assicurare visibilità e potenziali flussi di capitale.
Un mercato instabile: cause del calo di Strategy da punte oltre i 400 dollari.
Per quanto riguarda Bitcoin, negli ultimi mesi il mercato ha mostrato una significativa volatilità. Dopo aver raggiunto un nuovo massimo storico di oltre 126.000 dollari a ottobre 2025, il prezzo di BTC ha subito una correzione significativa, con oscillazioni e discese sotto 90.000–86.000 dollari nelle ultime settimane. Questa volatilità è stata influenzata da fattori macroeconomici come le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e una maggiore cautela tra gli investitori. Bitcoin, pur restando un asset con un forte interesse istituzionale e retail, ha perso parte della spinta rialzista che lo aveva caratterizzato nei mesi precedenti.
In conclusione, la questione dell’esclusione di Strategy dagli indici riflette la complessità di inserire società con esposizione predominante a criptovalute nei benchmark tradizionali, anziché un giudizio diretto su Bitcoin. Al momento, Strategy rimane nel Nasdaq 100, ma la possibile esclusione dagli indici MSCI rappresenta un punto di attenzione per investitori istituzionali e mercato in generale. Parallelamente, Bitcoin stesso sta vivendo una fase di consolidamento con oscillazioni importanti, sintomo della natura volatile e sensibile del mercato delle criptovalute alle condizioni macro e alle decisioni istituzionali.