Biodiversità: ora è un obiettivo globale

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Tra il 7 e il 19 dicembre scorsi si è tenuta la Cop15, la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (è un po’ l’omologa delle Cop27 sul clima di novembre 2022). La tematica della perdita di biodiversità, per anni rimasta un po’ attardata e oscurata da quella del cambiamento climatico, ora ha acquistato sempre più importanza e si può dire che, insieme al clima, è una delle preoccupazioni maggiori, tale da far riunire una conferenza globale per definire un piano ben preciso al 2050, più diversi obiettivi intermedi da raggiungere addirittura entro il 2030. Quello raggiunto alla Cop 15, seppur con tutti i compromessi tipici di un accordo tra tanti diversi Paesi – e quindi interessi e bisogni differenti– è di portata storica, perché ora il mondo ha messo nero su bianco l’obiettivo di proteggere gli organismi viventi e gli ecosistemi – un po’ come avvenuto con gli accordi sul clima. Il punto principale dell’accordo – vedi a lato per maggiori dettagli – è proteggere il 30% del pianeta nei prossimi 7 anni, cioè che entro il 2030 almeno il 30% delle aree terrestri, delle acque interne, costiere e marine sia effettivamente conservato e gestito. Si tratta di un importante passo in avanti, visto che ad oggi solo il 17% della terra e il 10% del mare sono protetti.
COSA CONTIENE L'ACCORDO
L’accordo sulla biodiversità vede 23 obiettivi entro il 2030, tra cui:
Conservazione e gestione efficaci di almeno il 30% della terra, delle aree costiere e degli oceani del mondo.
Ripristino del 30% degli ecosistemi terrestri e marini.
Ridurre quasi a zero la perdita di aree ad alta biodiversità e ad alta integrità ecologica.
Dimezzare lo spreco alimentare.
Eliminazione graduale o riforma dei sussidi che danneggiano la biodiversità di almeno 500 miliardi di dollari all'anno, aumentando nel contempo gli incentivi positivi per la conservazione della biodiversità e l'uso sostenibile.
Mobilitare almeno 200 miliardi di dollari all'anno da fonti pubbliche e private per finanziamenti legati alla biodiversità.
Aumentare i flussi finanziari internazionali dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo ad almeno 30 miliardi di dollari all'anno.
Richiedere alle società transnazionali e alle istituzioni finanziarie di monitorare, valutare e divulgare in modo trasparente i rischi e gli impatti sulla biodiversità attraverso le loro operazioni, portafogli, catene di approvvigionamento e del valore.
EFFETTI E INVESTIMENTI
Questi obiettivi, ora nero su bianco, potranno avere effetti sull’economia reale. Come avvenuto con il clima, la definizione di un accordo a livello globale comporterà anche nuove regole e normative specifiche, che influenzeranno di conseguenza l’operato a livello industriale. Questo comporterà un afflusso di capitali sulle attività che contribuiscono a raggiungere gli obiettivi sulla biodiversità. Non solo. I previsti nuovi finanziamenti da centinaia di miliardi l’anno si aggiungeranno a quelli appena visti, creando opportunità di crescita e quindi di investimento. In passato, infatti, il ruolo della finanza nei confronti della biodiversità è stato quello di fornire soldi per la conservazione del capitale naturale. Ora invece ci si concentra non solo su società la cui attività cerca di minimizzare la perdita di biodiversità, ma anche su chi cerca di sfruttare al meglio il potenziale di crescita a lungo termine del capitale naturale. Per fare un esempio pratico, ci sono investimenti in attività specializzate nel ripristino della biodiversità e quindi non solo conservare quanto abbiamo, o quanto resta, ma anche ripristinare quanto perduto. Tutto questo si aggiunge ai motivi che già in precedenza, sul n° 1480, ti avevamo esposto sull’importanza, anche economica, della biodiversità: l’uomo ricava un valore pari a migliaia di miliardi di dollari dagli ecosistemi e la metà del Pil mondiale dipende da natura e ecosistemi sani.
Se sei interessato a investire sul tema della biodiversità e sulle opportunità che questa tematica offre, ti confermiamo il consiglio sull’Etf Hsbc world ESG biodiversity eq (26,93 euro; Isin IE0002UTLE51). L’indice replicato, tra le altre cose, tiene conto dell'impatto delle attività delle società in portafoglio sulla biodiversità, escludendo quelle con un elevato impatto avverso, oltre, per esempio, ad escludere le società che si trovano nel peggior 25% di punteggio di rischio ESG – quindi tiene anche conto, in generale, dei fattori ambientali, sociali e di governance.
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