Quei nuovi rischi di cui tenere conto quando si investe

Rischio fisico e rischio transizione
Rischio fisico e rischio transizione
I cambiamenti climatici e il degrado ambientale danno origine a mutamenti strutturali che influiscono sull’attività economica e, di conseguenza, sul sistema finanziario. Rappresentano un rischio concreto e tangibile per qualunque attività, comprese quelle economiche e finanziarie. I rischi climatici hanno impatti anche a livello macroeconomico, quindi su variabili come Pil, ma anche consumi, investimenti, disoccupazione. Le attuali stime degli effetti macroeconomici avversi di lungo periodo derivanti dai cambiamenti climatici indicano perdite di ricchezza significative e durature. Queste potrebbero essere dovute al rallentamento degli investimenti e alla minore produttività dei fattori in molti settori dell’economia, oltre che alla crescita ridotta del PIL. Nell’ambito dei rischi climatici e ambientali rientrano comunemente i due fattori di rischio principali: il rischio fisico e il rischio di transizione.
Il rischio fisico indica l’impatto finanziario dei cambiamenti climatici, compresi eventi metereologici estremi più frequenti e mutamenti graduali del clima, del degrado ambientale, inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo, stress idrico, perdita di biodiversità e deforestazione. Il rischio fisico è pertanto classificato come “acuto” se causato da eventi estremi quali siccità, alluvioni e tempeste, e “cronico” se provocato da mutamenti progressivi (aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare, stress idrico, perdita di biodiversità, cambio di destinazione dei terreni, distruzione degli habitat e scarsità di risorse). Tale rischio può determinare direttamente, ad esempio, danni materiali o un calo della produttività, oppure indirettamente eventi successivi quali l’interruzione delle catene produttive.
Il rischio di transizione indica la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente, direttamente o indirettamente, a seguito del processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale. Tale situazione potrebbe essere causata, ad esempio, dall’adozione relativamente improvvisa di politiche climatiche e ambientali, dal progresso tecnologico o dal mutare della fiducia e delle preferenze dei mercati.
LE SOLUZIONI DI INVESTIMENTO
La prima soluzione è Goldman Sachs Global Climate & Environment Equity (2.064,85 euro; Isin LU0332194157). Tra gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile che su cui si propone di avere un impatto positivo ci sono, tra gli alti, “azione per il clima”, “energia pulita e accessibile”, “acqua pulita e igiene”.
C’è poi Jpm Climate Change Solutions Ucits (33,41 euro; Isin IE000O8S1EX4), che ha un obiettivo d'investimento sostenibile che consiste nel fornire un'esposizione al tema delle soluzioni per il cambiamento climatico.
Un’altra soluzione è Bnpp Easy Msci World Sri Pab Ucits (20,59 euro; Isin LU1615092217), che investe coerentemente con gli obiettivi di Parigi. Sempre in tema di allineamento all’obiettivo di Parigi, ma in chiave obbligazionaria, c’è Climate Net Zero Ambition PAB ucits (148,81 euro; Isin LU1829219127). In ambito obbligazionario c’è anche Amundi Corporate Green Bond (9,544 euro; Isin LU2370241684), che investe in corporate green bond.
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