Debt for nature swap: di cosa si tratta?

Debt for nature swap
Debt for nature swap
Il debt-for-nature swap (letteralmente tradotto in italiano “scambio debito-natura”) è una modalità di ristrutturazione del debito con la quale si uniscono due concetti di sostenibilità ambientale ed economica. Infatti, con questo meccanismo usato per la prima volta nel 1987, un creditore condona il debito, o una parte di esso, a patto che il debitore dedichi le risorse che si liberano in attività ad impatto ambientale – quindi a difesa della biodiversità, gestione e mitigazione del cambiamento climatico…
Nella pratica, il debito, o una parte di esso, viene venduto sul mercato secondario e il ricavato va nelle casse del Paese debitore, che si impegna ad usarli solo ed esclusivamente per finanziare progetti ad impatto ambientale. Oltre al creditore, che rinuncia ad una parte del suo debito, e al debitore, che si impegna a questa che potremmo definire “ristrutturazione condizionata” del debito, vi anche un terzo soggetto, un’organizzazione non governativa indipendente che ha le competenze per gestire i fondi, attuare i progetti e valutare i loro risultati.
In prima battuta questo debt for nature swap è un modo per ridurre il debito (o il sovraindebitamento) dei Paesi più poveri. È però un modo, in seconda battuta, per evitare che il condono del debito sia fine a se stesso – come se fosse un gesto una tantum: il Paese debitore deve dare seguito a progetti ad impatto ambientale, che hanno anche ricadute a livello sociale. È dunque anche un modo per realizzare progetti utili nel tempo a questi Paesi, mentre gli effetti di un semplice condono del debito, se nell’immediato rappresenta un minor onere da pagare, possono diluirsi nel tempo.
Ci sono però anche dei problemi e dei limiti per questo strumento. Lo swap riduce solo una parte del debito complessivo, lasciando spesso invariati problemi strutturali. In altri termini, la parte condonata può rappresentare solo la classica “goccia nell’oceano” e non cambiare in maniera significativa la situazione di sovra-indebitamento del Paese. I costi di transazione sono poi elevati, perché la negoziazione e l’implementazione degli accordi richiedono risorse significative in termini di tempo e denaro. Ovviamente, essendo un accordo tra un creditore e un debitore, tutto dipende dai donatori e così molti Paesi rimangono legati all’aiuto internazionale per finanziare progetti di conservazione. Infine, senza sistemi di trasparenza e controllo adeguati, i fondi potrebbero non essere utilizzati in modo ottimale.
Come tutte le soluzioni non è la panacea di tutti i mali, ma va considerato uno dei diversi strumenti che possono essere utilizzati. Sono diversi i paesi che l’hanno utilizzato nel tempo a partire dal 1987 con la Bolivia. Tra gli esempi che si possono citare c’è l’Ecuador che nel 2023 ha dato vita al più grande debt-for-nature swap della storia, convertendo un miliardo di dollari di debiti in fondi destinati alla conservazione delle Galápagos.
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