Il commercio online in sofferenza

Il commercio online in sofferenza
Il commercio online in sofferenza
La pandemia di Covid-19 ha indubbiamente aiutato l’espansione, a livello globale, del commercio online, avvicinando al settore, per necessità o per comodità, anche fasce di popolazione precedentemente poco interessate a questo canale di distribuzione, tanto da far ipotizzare un cambio di abitudini, a livello mondale, duraturo nel tempo. Il 2021 si è chiuso con ottime prospettive per il settore, che si sono rispecchiate nell’andamento dei titoli di società che vi operano o che vi hanno investito molto, e il 2022 è iniziato in modo positivo. Questo almeno fino allo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia, che ha cambiato le carte in tavola.
La chiusura dei negozi fisici di molte catene internazionali e la sospensione della possibilità di fare acquisti online in Russia è stata una diretta conseguenza delle sanzioni decise dalla comunità internazionale nei confronti della Russia. Per questioni di immagine, per problemi di approvvigionamento e anche per timore di ripercussioni molte piattaforme di e-commerce, tra cui, per esempio, Amazon, Shopify ed Etsy, hanno bloccato l’operatività nel Paese e anche in Bielorussia. Anche molte aziende, come per esempio H&M, hanno deciso di congelare la loro presenza sul mercato russo, chiudendo i negozi ed escludendo questi Paesi dalle vendite online. Parimenti, il mercato ucraino è oggi inaccessibile per le conseguenze del conflitto e probabilmente lo sarà ancora per lungo tempo. In alcuni casi questi Paesi non pesavano molto sui risultati, ma in altri erano giudicati promettenti e lo stop all’espansione potrebbe pesare, sullo sviluppo futuro di alcune società, almeno nell’immediato futuro. C’è poi un aspetto che pesa su tutte le società del commercio online, indipendentemente da quali siano i mercati più o meno importanti, ed è l’aumento del costo dell’energia. Le consegne costano di più, e questo aumento dei costi potrebbe penalizzare in particolar modo le consegne di piccoli lotti di merci, rendendo impossibile o difficilmente praticabile, nell’immediato futuro, la politica diffusa che prevede consegne e restituzioni gratuite, che ha indubbiamente favorito l’espansione del commercio online. Infine, sull’andamento dei titoli del settore in Borsa pesa anche la perdurante incertezza che affligge oggi i mercati mondiali e che sta penalizzando un po’ tutti i titoli azionari indipendentemente dal settore.
L’Università di Yale sta monitorando le società che hanno lasciato la Russia, quelle che stanno continuando l’attività nel Paese e quelle che l’hanno sospesa. Qui trovi l’elenco aggiornato.
Il problema degli approvvigionamenti di componenti e beni in Cina non è recente: negli scorsi mesi, quando la pandemia aveva iniziato a dare un po’ di tregua, l’attività di molte industrie era ripresa con vigore, mentre la Cina non era riuscita a tenere il passo dell’aumento della domanda, dopo gli stop della produzione causata dai numerosi lock down. L’aumento dei contagi e i recenti provvedimenti di lockdown mirati a contenere il ritorno della pandemia fanno temere una recrudescenza del fenomeno di carenza di semilavorati e prodotti finiti. Molti prodotti commercializzati online provengono dalla Cina e i mercati, che con il loro comportamento prevedono e anticipano l’evoluzione futura, paventano un calo delle vendite legato a una carenza di prodotti.
Nel n° 1438 ti avevamo consigliato di puntare su due Etf per scommettere sulla crescita, a livello mondiale, del commercio elettronico; sono Global X e-commerce Ucits etf (8,6 euro; Isin IE00BMH5XY61; al momento della nostra analisi disponibile solo negli Usa, oggi quotato anche a Piazza Affari) e Global Online Retail Ucits Etf (2,5695 euro; Isin IE00BN7JGL35).
Per i motivi che ti abbiamo elencato prima, hanno perso molto terreno in Borsa. La congiuntura internazionale resta molto difficile e, pertanto, c’è la reale possibilità che il calo continui anche nei prossimi mesi. Se hai acquistato uno dei due Etf non farti prendere però dal panico: nell’ottica di un investimento di medio lungo termine, ti consigliamo di mantenere, ma, per il momento, di non incrementare le quote in tuo possesso.
Se, invece, non hai investito nulla nel settore, potresti essere tentato di approfittare del calo per comprare oggi. Posto che il canale di commercio online sembra aver cambiato le abitudini di acquisto nel mondo e che abbia grandi possibilità di espansione in futuro, ti consigliamo di farlo solo se sei disposto ad aspettare del tempo prima di veder fruttare il tuo investimento. Se non sei disposto a correre questo rischio, l’acquisto non fa per te.
Allo scoppio del conflitto tra i settori più penalizzati per effetto delle sanzioni internazionali nei confronti della Russia veniva indicato quello del lusso. A distanza di qualche settimana, però, sembra che gli effetti sul settore, nel suo complesso, possano essere, in prospettiva, meno gravi del previsto, con una flessione delle vendite di beni di lusso nel mondo, considerando anche gli acquisti fatti dai turisti, del 2/3%. Nel n°1450 ti abbiamo consigliato l’acquisto dell’Etf Amundi S&P Global Luxury ucits etf - eur (C) (192,09 euro; Isin LU1681048630). Se hai acquistato in occasione del nostro primo consiglio oggi sei in perdita di circa il 9%. Il settore ha però ancora prospettive interessanti: mantienilo se già lo possiedi, ma non incrementare oggi le quote in tuo possesso. Il consiglio di acquisto, invece, resta valido per chi ancora non l’ha comprato.
Gli effetti della guerra in Ucraina stanno pesando, paradossalmente, più sulle società fast fashion, che producono abbigliamento a buon mercato, che sui marchi di lusso. L’effetto combinato della chiusura dei punti vendita in Russia e Ucraina, mercati oggetto di espansione, ha penalizzato l’andamento dei titoli in Borsa. I mercati temono anche l’aumento dei beni energetici: la maggior parte di queste società produce in mercati lontani da quelli in cui vende la maggior parte dei propri prodotti, e i costi di trasporto, destinati ad aumentare, potrebbero diminuire i profitti.
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