L’Australia finirà per rimbalzare?

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Le famiglie australiane sono tra quelle più indebitate al mondo: il debito del settore privato ammonta a circa il 180% del PIL (tutta la ricchezza prodotta nel Paese). Di conseguenza, gli australiani sono esposti ai tassi di interesse elevati - hanno raggiunto il 4,3% lo scorso novembre - che fanno lievitare le rate dei mutui. A ciò si aggiunge l'inflazione elevata che riteniamo non rallenterà la sua corsa per tutto il 2024. Il governo australiano, che durante la pandemia aveva lasciato correre il debito pubblico (la somma dei deficit pubblici del passato) fino a superare il 60% del PIL, oggi sembra determinato a tenerlo sotto controllo. La spesa pubblica rischia, quindi, di venir ridotta pur di riportare il debito pubblico sulla buona strada, e non potrà pertanto fungere da spinta per la crescita.
Decenni di bassi tassi d’interesse e prezzi immobiliari alle stelle hanno spinto sempre più famiglie a indebitarsi per acquistare casa.
All'inizio del 2022, alla vigilia dei primi aumenti dei tassi di interesse, il Tesoro aveva annunciato che il settore delle costruzioni rappresentava ben il 13% del PIL del Paese e generava un quarto dell'occupazione totale. E, se è vero che il graduale calo dei tassi di interesse consentirà un suo rilancio graduale, questo settore dovrebbe riprendersi solo a partire dal 2025.
Buono il fronte esportazioni e risorse
Puntando ancora una volta su massicci investimenti nelle infrastrutture, Pechino, principale cliente di beni e servizi australiani, ha dato una bella mano alle esportazioni australiane. Al contempo, le difficoltà d’approvvigionamento a livello energetico hanno portato a un rinnovato interesse per il carbone australiano. Risultato: le esportazioni australiane sono aumentate di oltre il 9% nel 2023 e si prevede che cresceranno anche nei prossimi anni. Il commercio estero sarà, quindi, uno dei motori principali della ripresa australiana. D’altronde l’Australia è ricca di materie prime e di risorse minerarie. E se alcuni puntano il dito contro le sue esportazioni di carbone, il Paese è una potenza anche nelle risorse minerarie necessarie per la transizione energetica: dispone di riserve molto significative di litio, rame e nichel.E poi in Australia la popolazione cresce grazie alla sua capacità di attrarre talenti dall’Asia e da altri Paesi: il numero delle persone attive a metà del 2023 era aumentato di ben 624.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2022, ossia una crescita del 2,4% su base annua. Il potenziale di crescita demografica dell'Australia rilancerà prima o poi anche il suo mercato immobiliare e delle costruzioni.
Le azioni meritano la strategia dinamica
Con un guadagno inferiore all’11% (dividendi inclusi, in euro) nel 2023 la Borsa australiana ha vissuto un anno piuttosto deludente. Tuttavia, ha l’innegabile vantaggio di essere meno cara dell'indice azionario mondiale e di offrire dividendi due volte più elevati di quest'ultimo. Proprio per questo rappresenta secondo noi un’interessante opportunità di diversificazione per gli investitori che seguono la nostra strategia dinamica, per i quali consigliamo di investire sulla Borsa di Sidney il 5% del portafoglio: si può acquistare l’Etf iShares Msci Australia (41, 96 euro, IE00B5377D42) oppure l’Etf Xtrackers S&P Asx 200 (36,65 euro, LU0328474803).
Il settore finanziario rappresenta quasi un terzo del MSCI Australia, l’indice principale della Borsa di Sidney e con il rialzo dei tassi di interesse le sue prospettive sono peggiorate. Quanto al settore minerario- che rappresenta circa un quarto dell’indice - pur essendo essenziale per la transizione energetica non è molto “amato” dagli investitori. Il settore sanitario - farmaceutico (11% dell’indice), così come quello immobiliare (6%), non sembrano avere molto appeal agli occhi degli investitori. In altre parole, più di tre quarti del mercato azionario australiano è rappresentato da settori che, in questo particolare momento, non sono molto apprezzati dagli investitori, mentre le tecnologie dell'informazione, adesso piuttosto ricercate, no raggiungono il 2% di questo indice.
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