La sorte dell’Europa è legata ai consumi

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La situazione attuale nella zona Euro, di quasi piena occupazione, con salari in aumento e inflazione in calo, non può che sostenere le aspettative di una ripresa dei consumi. Tuttavia, all’appello manca la fiducia nel futuro: senza questa i consumi non ripartiranno perché le famiglie preferiranno risparmiare. La situazione è però fluida: il calo dell'inflazione può convincere anche i più scettici e la probabile riduzione dei tassi potrebbe spingere le famiglie verso i consumi riducendosi il rendimento dei loro risparmi.
Per restare a galla, l’economia europea ha fatto affidamento soprattutto sulla spesa pubblica, che è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Un tasso di disoccupazione ai minimi storici ha, inoltre, consentito ai consumi delle famiglie di non crollare. Dopo la crisi del Covid e la carenza di manodopera in diversi Paesi europei le imprese europee hanno cercato di trattenere a tutti i costi i propri dipendenti.
Nella zona euro oggi il risparmio rappresenta più del 14% del reddito disponibile delle famiglie contro un livello di poco sopra il 12% prima del Covid.
Quando ci sarà una svolta?
Dopo 15 mesi di stallo, l'attività economica europea dovrebbe riprendere quest'anno grazie al risveglio dei consumi, ma questa ripresa si annuncia debole a causa delle esportazioni ostacolate sia da fattori congiunturali, sia strutturali. In generale, il commercio mondiale di merci è stato meno dinamico dopo la crisi del Covid. La debole crescita globale e il moltiplicarsi delle barriere doganali lo hanno rallentato e a ciò si è aggiunta una frenata causata dalla sovraccapacità produttiva cinese, che ha avuto un impatto non solo in Cina - dove le autorità locali hanno privilegiano i prodotti locali rispetto a quelli importati - ma anche in altri Paesi - dove i produttori cinesi hanno svenduto i loro beni, a scapito dei prodotti europei. Inoltre, le aziende esportatrici europee hanno visto peggiorare la loro competitività con l’aumento dei costi energetici, mentre l’inflazione ha fatto lievitare i prezzi dei prodotti, rendendoli meno competitivi sui mercati internazionali.
Opportunità da cogliere
Dopo essere aumentato solo dello 0,4% nel 2023, ci si aspetta che il PIL della zona euro nel 2024 crescerà un po’ di più, ma non oltre l’1%, e anche negli anni a venire non ci si aspetta un’accelerazione. Nei prossimi anni, la maggior parte dei Paesi europei sarà impegnata a rimettere in careggiata il bilancio dopo il deterioramento dei conti pubblici degli ultimi anni, con un prezzo dell’energia più costoso che negli Stati Uniti o in Cina. A medio termine, l’economia della zona euro risentirà anche della mancanza di investimenti degli ultimi trimestri. Per questi motivi le Borse europee restano fuori dalle nostre strategie d’investimento.
Le obbligazioni invece, offrendo dei tassi di interesse interessanti, trovano posto in tutte e tre le nostre strategie: sono presenti per il 5% nella strategia dinamica i bond ad alto rendimento, per il 15% in quella equilibrata (10% in euro a medio termine e 5% ad alto rendimento) e per il 40% (di cui il 5% ad alto rendimento e il restante 35% a medio termine) in quella difensiva. Per i bond ad alto rendimento puoi acquistare l’Etf Xtrackers II EUR HY corp (15,72 euro, LU1109942653), mentre per i bond a medio termine ti consigliamo l’Etf iShares € Govt Bond 5-7yr (143,73 euro, IE00B4WXJG34). Puoi investire sull’eurozona anche tramite singoli bond, in questo caso puoi scegliere tra quelli che trovi sul nostro selettore.Attendi, stiamo caricando il contenuto