Si avvicina la svolta per il Regno Unito?

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Quest’alternanza annunciata non dovrebbe comportare grossi cambiamenti a livello economico, se infatti i Laburisti vogliono tornare a investire nei servizi pubblici è vero che intendono farlo consci della necessità di una prudente gestione economica e fiscale. La volontà del partito di investire nei servizi pubblici è condivisa dalla maggior parte della popolazione e potrebbe perciò avere effetti benefici sul morale delle famiglie. Inoltre, il ritorno al potere di un partito che guarda con maggior benevolenza all’Europa rispetto a quello conservatore potrebbe essere ben accolto anche dal settore imprenditoriale.
Tiriamo le fila
Nel 2023 l’attività economica, dopo essere rimasta ferma durante i primi due trimestri, negli ultimi due è diminuita, facendo entrare il Regno Unito in recessione. Alla sua origine ci sarebbero stati diversi fattori. Uno di questi è l’uscita dall’Unione Europea che ha reso il Paese meno attraente e gli investimenti esteri sono diminuiti. Anche l’afflusso di lavoratori dall’Europa dell’Est si è ridotto, portando così ad una carenza di lavoratori in alcuni settori abituati da tempo a utilizzare questa forza lavoro; ciò ha rallentato la produzione e, facendo diminuire l’offerta, ha portato ad un aumento dei prezzi. E anche le nuove formalità doganali con gli ex partner europei hanno alimentato le pressioni inflazionistiche, tanto che per diversi mesi l'inflazione britannica ha superato il 10%, costringendo la Banca d'Inghilterra a alzare il tasso ufficiale fino al 5,25%. Se oltre 5 milioni di famiglie britanniche hanno visto lievitare alle stelle gli interessi da pagare sui mutui, tutti i britannici hanno dovuto fare i conti con prestiti più costosi e ciò ha frenato i loro consumi.
L’aumento del costo del denaro ha pesato inevitabilmente sugli investimenti delle imprese e ha provocato anche una crisi immobiliare. Crisi tanto più profonda in quanto gli acquirenti stranieri hanno abbandonato il mercato britannico dopo la Brexit.
Con un aumento del Pil (tutta la ricchezza prodotta nel Paese) di appena lo 0,1%, il 2023 è stato l’anno peggiore per l’economia britannica dal 2009, eccezione fatta per il 2020 quando il Covid ha bloccato l’attività economica per molte settimane.
Allentamento monetario in vista?
Nel corso dell’anno scorso c’è stato il rallentamento dell’inflazione, scesa al 2,3%, il livello più basso dal luglio 2021. Tuttavia, poiché la situazione sul mercato del lavoro resta tesa, i salari aumentano a un tasso superiore all’inflazione: a differenza dello scorso anno, quando l’impennata dei prezzi erodeva il potere d’acquisto dei salari, i lavoratori oggi lo vedono aumentare. I consumi delle famiglie britanniche si sono quindi ripresi e l'attività economica è aumentata nel 1° trimestre 2024. Nei prossimi mesi un altro fattore che dovrebbe sostenere i consumi e l’attività economica è l’atteso calo dei tassi di interesse. Certo gli aumenti dei salari alimentano le pressioni inflazionistiche, in particolare nei servizi in cui il costo del lavoro gioca un ruolo maggiore nel prezzo finale. Tuttavia, ciò non impedirà alla Banca d’Inghilterra, anche se si allontana il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%, di abbassare i tassi ufficiali per sostenere l’attività economica. Il calo del costo del denaro sarebbe una boccata d’ossigeno anche per il mercato immobiliare e gli investimenti delle imprese. Oltre all’allentamento monetario, l’altro evento che dovrebbe infondere nuova linfa all’economia britannica è il cambiamento politico.
A maggio due membri su nove del comitato monetario della Banca d’Inghilterra hanno già votato a favore di una riduzione del costo del denaro. E anche se è improbabile che nella riunione di giugno si riesca a trovare una maggioranza a favore dell’allentamento monetario, ciò potrebbe avvenire in agosto.
Nel complesso, i tassi ufficiali britannici potrebbero scendere dell’1% entro fine anno; il che avrebbe un benefico impatto diretto su oltre 5 milioni di famiglie, che vedrebbero ridursi gli interessi da pagare sui loro mutui da qui al 2026.
La crescita del Pil (la ricchezza prodotta nel Paese) della Gran Bretagna sarà debole e solo nel 2025 supererà l’1%.
Una Borsa interessante
Per quest’anno non ci aspettiamo comunque una netta ripresa del PIL. Tuttavia, la Borsa di Londra non va snobbata: è un mercato che privilegia settori tradizionali come quello finanziario, industriale, delle materie prime e persino della sanità; una caratteristica che la penalizza da tempo rispetto alle Borse che ospitano i colossi di internet, ma oggi gli investitori stanno riscoprendo i vantaggi di società che distribuiscono, anno dopo anno, generosi dividendi. Nonostante il rialzo degli ultimi mesi, le azioni britanniche non possono mancare nel portafoglio di un investitore che non teme il rischio. La Borsa di Londra è perciò presente solo nella nostra strategia dinamica con una quota del 5%. Per questa fetta di portafoglio consigliamo di acquistare l’Etf iShares Core Ftse 100 Ucits Etf Gbp Dist (9,54 euro, IE0005042456) oppure l’Etf Amundi Ftse 100 Ucits Etf (16,50 euro, LU1650492173).
L’inflazione inglese abbassa la cresta
Dopo aver preso il volo nel 2021 e aver continuato a correre anche nel 2022, a partire dal secondo trimestre del 2023 il tasso d’inflazione inglese ha imboccato un sentiero di riduzione, che sta proseguendo anche in questi mesi del 2024: ciò suggerisce che i tempi iniziano a essere maturi per un taglio dei tassi. Fonte dei dati: Datastream.
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