Messico: tra incognite e opportunità

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La disoccupazione è ai minimi e i consumatori guardano al futuro con fiducia. L’adesione del Messico all'accordo di libero scambio con Canada e Stati Uniti (USMCA) gli offre un facile accesso al ricco mercato nordamericano e lo rende una delle destinazioni preferite sia per le aziende americane che desiderano accorciare le loro catene di approvvigionamento, a lungo dipendenti dalla Cina, sia per le aziende del resto del mondo che puntano a entrare nel mercato americano. Non per nulla nel 2023 il Messico è diventato il principale fornitore di beni per gli Stati Uniti, superando la Cina.
L’incognita conti pubblici
Dal 2018, gli investitori hanno dovuto fare i conti con il governo del presidente López Obrador, che ha chiuso interi settori agli investimenti stranieri, come l’energia, l’elettricità, i porti e gli aeroporti, ma ha mantenuto l'indipendenza della Banca centrale messicana riuscendo così a salvaguardare il rating del debito pubblico (somma dei deficit pubblici del passato). Per riuscirci, ha mantenuto sotto controllo il deficit pubblico (le uscite statali che superano le entrate) al 4% del PIL in media tra il 2020 e il 2023. Nell’ultimo periodo, però, si sono susseguiti investimenti e promesse elettorali come l’aumento delle pensioni di anzianità e dei sussidi sociali, che han fatto lievitare il deficit pubblico, che si avvicinerà al 6% del PIL (tutta la ricchezza prodotta del Paese) nel 2024. La nuova presidente Sheinbaum, eletta alle ultime elezioni del 2 giugno, eredita una situazione critica sul fronte dei conti pubblici, che richiederà scelte difficili.
Tra le spese sostenute dal Governo di Obrador ci sono quelle per costosi progetti infrastrutturali, come il treno turistico per collegare molti siti turistici nel Sud del Paese, o la costruzione di nuove capacità di raffinazione per l’industria petrolifera, tutte spese che peseranno molto sui conti pubblici a breve termine.
La nuova presidente dovrà decidere se sopprimere alcuni sussidi sociali o aumentare la pressione fiscale.
FINANZE PUBBLICHE E PETROLIO
In passato, il Messico per far quadrare i conti aveva sempre potuto contare sui soldi della Pemex, la compagnia petrolifera statale. Tuttavia, a forza di attingervi, oggi è la compagnia energetica più indebitata del pianeta, con un debito che supera i 100 miliardi di dollari. Gli investitori sono quindi diventati riluttanti a finanziarla e se lo fanno, vogliono rendimenti molto elevati. I ruoli si sono quindi invertiti: oggi è lo Stato messicano a dover mettere mano al portafoglio per mantenere a galla la Pemex, mettendo a dura prova le finanze pubbliche. La decisione del presidente Lopez Obrador di proteggere il settore energetico dagli investitori stranieri non ha certo aiutato la compagnia petrolifera che, non avendo i mezzi per investire, ha visto crollare la sua produzione scesa in aprile sotto 1,5 milioni di barili al giorno per la prima volta in quattro decenni.
Appropriandosi dei profitti del petrolio messicano, i governi che si sono succeduti sono riusciti a compensare le loro carenze in termini di politica fiscale.
Spremere il massimo dagli scambi con Usa e Canada
La sfida per il nuovo Governo è quella di non sprecare l’opportunità offerta dalla volontà americana di fare a meno della Cina. Per sfruttare quest’occasione, il Messico dovrà, però, ridurre la corruzione e la burocrazia, con l’obiettivo di creare un ambiente più accogliente per gli investitori. Per riuscirvi, Claudia Sheinbaum intende stimolare gli investimenti privati e prevede di aprire un centinaio di parchi industriali poiché la maggior parte degli esistenti sono saturi. Per poterlo fare dovrà ampliare la rete elettrica, perché quella attuale non ha la capacità di far fronte a consumi in costante aumento. Il nuovo esecutivo sa che i firmatari dell’USMCA devono fare il punto sul loro accordo nel 2026. Per attrarre investitori stranieri sarà quindi necessario fornire prospettive di stabilità.
Il Paese dovrà, inoltre, migliorare la distribuzione dell'acqua, necessaria anche all'industria, e migliorare la sicurezza, visto che diverse città messicane sono tra le più pericolose al mondo.
Un investitore che sceglie di investire nel Paese scommette sul miglioramento del clima per le imprese che desiderano insediarvisi, e ciò consentirebbe un vero decollo di quest’economia. Ora il gioco è nelle mani della Sheinbaum.
Cosa fare con le azioni messicane?
La sua posizione e l’appartenenza all’USMCA offrono al Messico un prezioso vantaggio competitivo, soprattutto in un momento in cui il cosiddetto nearshoring (l’avvicinamento delle capacità produttive ai luoghi di consumo) è di moda, spinto dalle difficoltà delle lunghe catene di approvvigionamento evidenziate dalla pandemia, dalle guerre e dai rapporti tesi tra Stati Uniti e Cina. Noi pensiamo che la Borsa del Messico non possa mancare in un portafoglio ben diversificato, ma, considerato il rischio, confermiamo la sua presenza solo al 5% della nostra strategia equilibrata e dinamica. Per investirci puoi acquistare l’Etf iShares MSCI Mexico Capped UCITS ETF USD (134,2 euro, IE00B5WHFQ43) oppure l’Etf Xtrackers MSCI Mexico UCITS ETF 1C (5,54 euro, LU0476289466).
E il Messico, a piccoli passi, continua a crescere
Nonostante una governance non sempre all’altezza della situazione, il Messico si trova in un lungo periodo di moderata espansione. E un miglioramento del clima imprenditoriale consentirebbe il decollo di questa economia. Il grafico mostra l’andamento della variazione trimestrale del PIL (prodotto interno lordo) in %, anno su anno, negli ultimi 5 anni. La fonte dei dati è Datastream.
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