Europa e Stati Uniti: chi la vince?

Analisi Mercati
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Nonostante la volontà europea di evitare i prodotti russi, l'Europa importa ancora il 15% del suo gas dalla Russia (la percentuale era del 40% di prima della guerra). Il trasporto di gas a basso costo tramite gasdotti che attraversano l’Europa orientale si è arrestato, mentre le importazioni di gas liquefatto più costoso dagli Stati Uniti, dal Qatar e… anche dalla Russia sono esplose e mentre l’industria europea soffre per il caro energia, quella americana cresce. Oltre al prezzo vantaggioso dell’energia, il Presidente Biden ha stanziato incentivi per attrarre nuove fabbriche. L’Unione europea (Ue) ha provato a reagire, ma non riesce a competere con gli Usa. In Europa, non essendoci un’unione fiscale, i Paesi europei sono obbligati a limitare i loro deficit (le uscite statali che superano le entrate) o rischiano di essere sanzionati sul mercato del debito. Questo non è il caso degli Stati Uniti, che possono finanziare grandi deficit, grazie al dollaro, che è la principale moneta di riserva a livello internazionale (le Banche centrali di tutto il mondo detengono una parte consistente delle loro riserve in dollari).
Da un giorno all’altro i Paesi europei hanno dovuto trovare altri fornitori di gas e non è stato facile. Basti pensare che nei primi cinque mesi del 2024, il gas russo rappresentava ancora l’80% del consumo in Austria, un Paese senza sbocco sul mare e quindi con pochissimi collegamenti ad altre fonti di approvvigionamento.
Gli incidenti alle infrastrutture in Norvegia, un Paese che è diventato un fornitore essenziale per l’Ue, hanno, ad esempio, fatto salire i prezzi del gas la scorsa primavera.
La forza Usa: più investimenti e più crescita
L’Unione Europea non è nei fatti un vero mercato unico come gli Stati Uniti, dove è più facile ottenere capitali, soprattutto per finanziare l’innovazione. Anche l’evoluzione della popolazione attiva (in età di lavoro) è più favorevole al di là dell’Atlantico, anche se l’invecchiamento della popolazione è una caratteristica di entrambi i blocchi, grazie al massiccio afflusso di migranti, la popolazione americana è più giovane e con una popolazione attiva in aumento mentre in Europa ristagna. Il mercato del lavoro è più flessibile negli Usa, dove le norme meno protettive per i lavoratori consentono una rapida riallocazione della manodopera dai settori in difficoltà a quelli in crescita.
Come si può dire di no alla Borsa?
L’Europa è, invece frammentata in molti settori e le differenze nazionali restano forti: questa situazione rallenta l’emergere di nuove grandi realtà aziendali, al contrario di quanto avviene Stati Uniti. Non per nulla i leader mondiali nelle nuove tecnologie sono tutti americani e non europei. Mentre le 10 principali capitalizzazioni del mercato azionario americano sono società tecnologiche giovani, in Europa sono le vecchie aziende attive nei settori tradizionali a dominare il mercato. Insomma, i due blocchi non giocano ad armi pari, gli Usa occupano una posizione di vantaggio. Ecco perché anche nelle nostre strategie ti consigliamo di evitare le Borse della zona euro e di preferire quella statunitense, presente per il 5% nel portafoglio Difensivo, per il 10% in quello Equilibrato e per il 15% in quello Dinamico. Puoi investirci acquistando l’Etf Invesco S&P 500 Etf (1001,69 euro usd, IE00B3YCGJ38), l’Etf iShares core S&P 500 Ucit (50,89 euro, IE0031442068), l’Etf Amundi Etf S&P 500 D (52,61 euro, LU0496786574) e l’Etf Vanguard S&P 500 Etf (96,92 euro, IE00B3XXRP09).
I mercati finanziari in Europa restano organizzati su basi nazionali.
Negli Usa cresce la spesa per ricerca e sviluppo, nonché gli investimenti in nuove tecnologie. Ed è proprio per questo che la produttività cresce più velocemente negli Stati Uniti che nel Vecchio Continente.
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