La Federal Reserve sarà la prima a riunirsi, nella serata italiana di mercoledì 29. Le attese dei mercati, come già anticipato, sono orientate verso un taglio dei tassi di interesse dello 0,25%. Per gli operatori finanziari, questa decisione da parte della Banca centrale statunitense è ormai data per scontata. Dopotutto, i dati sull’inflazione diffusi la scorsa settimana lasciano spazio a un ulteriore allentamento della politica monetaria. Inoltre, lo shutdown prosegue: più a lungo durerà, maggiori saranno le probabilità di un impatto negativo sull’economia statunitense, e più ampio potrebbe essere tale effetto. L’incertezza creata da questa situazione, insieme alla mancanza di dati economici importanti — come quelli sul mercato del lavoro, e probabilmente anche sull’inflazione del prossimo mese, come annunciato dalla Casa Bianca — rende molto complessa la decisione della Fed. L’assenza di informazioni ufficiali infatti impedisce di avere un quadro chiaro e aggiornato dell’economia.
Il giorno successivo, giovedì 30, sarà la volta della Bce. La decisione della Banca Centrale Europea (BCE) sarà quella di mantenere i tassi di interesse invariati. I motivi principali di questa prevista stabilità sono prima di tutto un’inflazione vicina all’obiettivo, con i rischi di inflazione che sono considerati "abbastanza contenuti". Inoltre, l'economia della zona euro sta procedendo in modo costante. Le previsioni indicano che l'inflazione si attesterà intorno al 2% in media ogni anno fino al 2027, e l'economia è prevista in espansione (ad esempio, 1,2% quest'anno). In terzo luogo, ci sono poche nuove informazioni disponibili dalla riunione di settembre. I dati rilasciati sono stati scarsi e non conclusivi, e i dati chiave come l'inflazione, le stime del PIL del terzo trimestre e i dati sul sentiment della Commissione arriveranno solo il giorno stesso della decisione della BCE. Infine, non ci sono urgenze pressanti che richiedano un'azione immediata.