La stima preliminare dell’inflazione italiana parla di un +11,9% su base annua, in netta accelerazione dal +8,9% di settembre, e ancora più alto del +9,6% atteso dal mercato. Addirittura, in un solo mese, il carovita è salito del 3,5%. Bisogna tornare al marzo del 1984 per avere un’inflazione pari all’11,9% ed addirittura a giugno 1983 (quando arrivò al 13%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre. L’inflazione acquisita per il 2022 è così ora pari a +8% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
L’aumento annuale del carovita è sempre determinato dai prezzi dei Beni energetici (i cui prezzi hanno fatto segnare un’accelerazione da +44,5% di settembre a +73,2%). Anche il prezzo del cibo ha contribuito al rialzo (da +11,4% a +13,1%).
Le pressioni inflattive non si limitano però alla sola energia e cibo. L’“inflazione di fondo”, quella cioè calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,0% a +5,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,5% a +5,8%. È un sintomo di come il rialzo dei prezzi è generalizzato a tutte le componenti e a tutti i settori.