Dai verbali dell’ultima riunione della Fed, tenutasi il 2021 settembre scorso, si evince che tutti i partecipanti hanno ritenuto opportuno aumentare i tassi dello 0,75% e continuare a ridurre il peso dei bond presenti nel portafoglio della Fed.
Il passaggio più rilevante è però la risolutezza e la convinzione che sia necessario proseguire sulla strada del rialzo dei tassi per centrare gli obiettivi in termini di inflazione. Inoltre, una volta che i tassi avranno raggiunto un livello ritenuto appropriato e sufficientemente restrittivo, saranno lasciati su quel livello per qualche tempo fino a quando non ci saranno prove convincenti che l'inflazione sia tornata al 2%. Nel frattempo, il ritmo con cui i tassi saranno alzati potrà variare. Non è detto, in altri termini, che i rialzi saranno sempre dello 0,75%. Una volta che avranno raggiunto un livello discretamente aggressivo, pur continuando, i rialzi potrebbero essere di entità minore. Questo però non dovrebbe accadere nella prossima riunione di novembre. Per il mercato, infatti, c’è l’80% di probabilità che la Fed alzi ancora dello 0,75%, l’altro 20% è per un rialzo dello 0,5%.
I rialzi, quindi, continueranno e la Fed è consapevole della necessità di un periodo di crescita del Pil reale al di sotto del tasso tendenziale, molto probabilmente accompagnato da un certo indebolimento delle condizioni del mercato del lavoro. Insomma, una crescita debole, se non addirittura una recessione, diventa un elemento necessario per riuscire a sconfiggere l’inflazione. E proprio guardando all’economia, dai verbali si legge che al momento, sebbene settori più sensibili ai tassi, come, per esempio, immobiliare o gli investimenti, sono già stati influenzati dal rialzo del costo del denaro, una parte considerevole dell'attività economica non ha ancora mostrato molta risposta. Tra tutte, purtroppo, l’inflazione.
Le indicazioni provenienti dai verbali della Fed non sono nulla di nuovo. Confermano quanto i mercati sanno da tempo: tassi ancora in rialzo e se l’economia ne soffrirà, pazienza, l’inflazione oggi è il nemico pubblico numero uno. Di conseguenza, i nostri consigli in tema di investimento non cambiano: azioni e obbligazioni Usa continuano a far parte delle nostre strategie.