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Elezioni mid-term negli Stati Uniti, non c’è un trionfo repubblicano

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Data di pubblicazione 09 novembre 2022
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I risultati effettivi non si sapranno per diverse settimane, ma quello che sembra certo è che i democratici di Joe Biden dovrebbero aver mantenuto il controllo del Senato, mentre ai Repubblicani andrebbe Camera dei Rappresentanti. Dopo poco meno di due anni da soli al timone del potere, i Democratici dovranno ora fare i conti con l’opposizione repubblicana. Questo significa possibili empasse da qui alle elezioni presidenziali del novembre 2024. Quale impatto sull'economia e la finanza americana?

Blocco e riduzione delle spese

Da quando è salito al potere, Joe Biden ha lanciato due programmi di aiuti economici, ampliando i disavanzi pubblici. L'American Rescue Plan del 2021 ha riversato circa 1,9 trilioni di dollari su un'economia statunitense già in forte espansione all'indomani della fine delle restrizioni dovute alla pandemia, spingendo i consumi a nuovi livelli e aumentando l'inflazione. Per contrastarla – ma anche per aumentare le possibilità di una vittoria democratica in queste elezioni – è arrivato in agosto l'Inflation Reduction Act, ossia un atto sulla riduzione dell'inflazione, che pesa circa 433 miliardi di dollari americani.

Una Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana dovrebbe essere un punto di svolta. Più conservatori significa che dal punto di vista fiscale dovrebbero essere contrari a qualsiasi nuova iniezione di fondi nell'economia, almeno fino alle elezioni presidenziali del novembre 2024. Sono prevedibili stop a qualsiasi nuova politica ambiziosa, mentre sono inevitabili forti tensioni attorno a un nuovo aumento del tetto del debito americano.

Questo cambiamento arriva in un momento delicato per l'economia statunitense. Certo, la crescita è tornata nel 3° trimestre (2,6% annuo), ma l'inflazione è elevata: il calo del potere d'acquisto (discesa dei salari reali) e l'aumento dei tassi ridurranno la crescita a solo lo 0,5%, e c’è una reale possibilità di recessione. Per circa due decenni, sia Washington (attraverso diversi pacchetti di stimolo), sia la Federal Reserve (la banca centrale americana) sono entrambe venute in soccorso dell'economia quando quest'ultima aveva sperimentato crisi. Nell'attuale contesto, con la Fed impegnata a combattere l'inflazione, spetterebbe alla politica fiscale tentare. Ma ora, a meno di due anni dalle elezioni presidenziali, i repubblicani non lasceranno passare nulla in termini di misure idonee a sostenere la popolarità di Joe Biden, sul quale potranno poi puntare il dito in caso di recessione.

L'economia e i mercati azionari statunitensi saranno quindi meno influenzati dalla politica (sia dalle decisioni di Washington, sia dalla politica monetaria della Federal Reserve). Questo non dispiacerà a tutti, soprattutto a coloro che credono che la presenza della Fed sui mercati distorca i prezzi. D'altra parte, in caso di un grave shock, l'economia e i mercati potrebbero dover riprendersi da soli, o quasi. Fortunatamente, in termini di tecnologia, energia, finanza e settore militare, gli Stati Uniti beneficiano di risorse che nessun altro paese ha, e che Washington non esita a usare per raggiungere i propri scopi. Per questo il mercato azionario americano è in tutte e tre le nostre strategie: occupa il 15% della strategia dinamica, il 10% di quella equilibrata e il 5% di quella difensiva.

Il mercato obbligazionario dovrà aspettare

I mercati obbligazionari dovrebbero accogliere con favore la prospettiva di una politica monetaria più solida. Gli anni 2020 e 2021 sono stati caratterizzati da disavanzi di bilancio estremamente ampi negli Stati Uniti, rispettivamente del 14,9% e del 16,7% del PIL. Abbastanza per spingere il debito pubblico americano al 137,2% del Pil nel 2021, contro il 106,8% del 2019. Per l'anno in corso il deficit di bilancio dovrebbe superare il 6% del Pil. Una Camera controllata dai repubblicani sembrerebbe un buon modo per rassicurare gli investitori. Ma la realtà è più complessa: mentre è certo che i repubblicani siano contrari a qualsiasi spesa pubblica aggiuntiva, è anche vero che si opporranno all'aumento dell'imposta sulle società proposto da Biden o a qualsiasi altro aumento del carico fiscale, che dovrebbe bilanciare i conti pubblici e pagare gran parte della legge sulla riduzione dell'inflazione. Senza di essi, la traiettoria del debito pubblico statunitense potrebbe peggiorare ulteriormente. Quindi dovremmo investire in titoli di Stato americani in questa fase? Crediamo di sì. Con i tassi attuali, sono interessanti e sono presenti per il 5% in tutte le nostre strategie di investimento per diverficare il portafoglio. A questi, poi, si aggiunge un altro 5% di bond ad alto rendimento nel portafoglio equilibrato e dinamico.

Un impatto globale

C’è da aspettarsi che i repubblicani facciano sentire la loro voce contraria non solo in campo fiscale. Infatti, non nascondono il loro scarso entusiasmo anche per l'introduzione di nuove regole o vincoli che potrebbero danneggiare le imprese e l'economia. Si preoccupano anche meno di ciò che il resto del mondo potrebbe pensare. Pertanto, si conferma il rapporto contrastato tra le questioni ESG e gli Stati Uniti. Gli aspetti legati alla sostenibilità subiscono accelerazioni e frenate a seconda di chi governa. Bisogna vendere gli investimenti ESG americani? Bisogna sempre ricordarsi come ogni Stato negli Usa ha sue regolamentazioni, tenere conto delle specificità di ogni azienda ed attività. Tradotto: bisogna sempre essere selettivi. Nei prossimi numeri torneremo a fare il punto anche su questo.