La Fed, la Banca centrale Usa, ha alzato, come ampiamente atteso, i tassi dello 0,5% portandoli così in un intervallo compreso tra il 4,25% e il 4,5%. Per quanto riguarda il 2023, invece, pochi giorni fa ti avevamo detto che il mercato scontava con certezza rialzi totali per l’ammontare di 0,5%, mentre conferiva solo un 50% di possibilità ad un livello del costo del denaro al 5,25%, cioè rialzi totali per lo 0,75%. Durante questa riunione, invece, la Fed ha di fatto comunicato che nel 2023 i tassi arriveranno al 5,25%, per cui è risultata ancora un po’ più restrittiva di quanto atteso.
Ma potrebbe anche non essere finita lì. Il governatore Powell ha infatti rimarcato che le indicazioni sul futuro costo del denaro potranno anche essere alzate durante il 2023, se necessario: i governatori ritengono che i rischi sull’inflazione restino orientati al rialzo. E le nuove stime della Fed vanno proprio in questa direzione in termini di carovita. Come vedi in tabella, infatti, le stime sull’inflazione sono state alzate rispetto a quelle di settembre. A fronte di ciò c’è stata una forte revisione al ribasso per il Pil Usa del 2023, mentre per il 2024 e 2025 le prospettive sono praticamente le stesse di tre mesi fa.
LE STIME DELLA FED |
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2022 |
2023 |
2024 |
2025 |
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Pil |
0.50% |
0.50% |
1.60% |
1.80% |
Stima precedente |
0.20% |
1.20% |
1.70% |
1.80% |
Disoccupazione |
3.70% |
4.60% |
4.60% |
4.50% |
Stima precedente |
3.80% |
4.40% |
4.40% |
4.30% |
Inflazione |
5.60% |
3.10% |
2.50% |
2.10% |
Stima precedente |
5.40% |
2.80% |
2.30% |
2% |
Il governatore Powell ha confermato anche che ora si entra in una fase diversa della politica monetaria, in cui è molto più importante pensare a qual è il livello finale che raggiungeranno i tassi e successivamente per quanto tempo la politica monetaria resterà restrittiva. In pratica, la Fed ha comunicato il nuovo contesto: stretta più lunga di quanto previsto finora e un tasso d’interesse finale più elevato.
In generale, la politica monetaria Usa ha percorso gran parte della strada al rialzo, ma non è finita. Non solo, potrebbero ancora esserci rialzi inattesi, come annunciato dalla stessa Fed: sono proprio quelli inattesi, che non sono scontati debitamente all’interno dei prezzi di mercato, che possono incidere sul valore dei prodotti che hai in portafoglio. Per questo, la strategia obbligazionaria sugli Usa non cambia. Confermata anche la presenza delle azioni Usa: come vedi, dopo un rallentamento nel 2023 il percorso di crescita dell’economia Usa non è in discussione. I mercati Usa rimangono dunque in portafoglio.