Negli Stati Uniti, l'inflazione è rimasta stabile a settembre, a +3,7% su base annua. Rispetto al mese precedente, i prezzi sono aumentati di un ulteriore 0,4% (rispetto allo 0,6% di agosto). Per quanto riguarda l'inflazione di fondo (esclusi energia e cibo), è scesa al 4,1% dal 4,3% di agosto. Si tratta di dati superiori alle attese, che prevedevano un +3,6% per quella annua e un +0,3% per quella mensile,
Gli investitori attendevano con impazienza i dati, che avrebbero dovuto aumentare la visibilità sul percorso della politica monetaria statunitense nei prossimi mesi, ma alla fine, non hanno portato quasi nulla di nuovo. Nel loro insieme, indicano un'inflazione che non è certamente più alle stelle come nel recente passato, ma rimane lontana dall'obiettivo della Federal Reserve. In generale, nella prossima riunione i tassi non dovrebbero essere toccati.
È vero che l'aumento dei tassi di interesse (sia nel mercato obbligazionario che nel mercato dei mutui) fa parte del lavoro della Fed, aumentando il costo del credito e rallentando l'attività economica. Dopo aver raggiunto il picco del 4,8% e ora del 4,6% – livelli che non si vedevano dagli investitori da un decennio e mezzo – il rendimento a 10 anni degli Stati Uniti, che funge da punto di riferimento per il sistema finanziario globale, è già a livelli restrittivi per l'attività economica. Per quanto riguarda il tasso fisso sui mutui a 30 anni, che funge da punto di riferimento per il mercato immobiliare statunitense, ha raggiunto il 7,67%. Questo è sufficiente per rallentare significativamente la domanda in questo mercato.
Tuttavia, mentre gli investitori si aspettano che i tassi ufficiali si stabilizzino per il resto dell'anno, pochi si aspettano tassi di riferimento più bassi prima della primavera/estate 2024. Di conseguenza, i tassi rimarranno alti per lungo tempo.