Ha studiato il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, evidenziandone un andamento non lineare nel passato – la transizione da società agricola a industriale ha provocato una diminuzione del numero di donne impegnate in un’attività lavorativa, per poi riprendere a crescere a inizio ‘900 - l’andamento dei salari femminili (e la di-sparità rispetto a quelli maschili), le conseguenze che hanno famiglia e cura dei pa-renti sulla carriera e sulla partecipazione al lavoro delle donne. In genere si mette in relazione il nome di Claudia Goldin all’espressione gender gap (divario di genere in italiano), poiché la studiosa ha coniato il termine “economia di genere”, riferendosi alle conseguenze che le differenze di genere hanno in ambito lavorativo.
La Goldin ha di recente indicato lo smart working come uno strumento efficace nel contrasto del gender gap lavorativo, perché aiuta a conciliare impegni familiari e lavorativi. Tra le pubblicazioni di Claudia Goldin, “Career and Family: Women’s Century-Long Journey Toward Equity” (2021) che analizza le soluzioni adottate dalle donne nei secoli per conciliare famiglia e carriera, “The Race Between Education and Technology” (2010), un’analisi storica dell’evoluzione del livello di istruzione e della struttura salariale negli Stati Uniti nel ventesimo secolo e "Understanding the Gender Gap: an economic history of American Women" (1990), che analizza proprio le disuguaglianze di genere in ambito lavorativo.