Nel terzo trimestre il Pil svedese è diminuito dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. Inizialmente annunciato come un periodo di stagnazione in termini trimestrali, il Pil si è invece contratto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. E poiché anche il secondo trimestre si era chiuso in contrazione, il Paese è in recessione per la prima volta dal 2020, periodo però segnato dalla pandemia.
Il forte aumento dei tassi d'interesse ha molto a che fare con questa recessione. In un Paese in cui le famiglie sono fortemente indebitate e particolarmente esposte ai prestiti a tasso variabile, l'aumento del costo del credito, unito all'elevata inflazione, sta avendo un effetto devastante sul mercato immobiliare oltre che sul potere d'acquisto delle famiglie. Di conseguenza, la loro capacità di spendere o investire è notevolmente ridotta.
La spesa dei consumatori è infatti diminuita per il quinto trimestre consecutivo (-0,6%) e gli investimenti stanno subendo un calo simile. La spesa pubblica è stagnante. L'unica nota positiva è il commercio estero, dove l'impennata delle esportazioni (+6,1%) è nettamente superiore a quella delle importazioni (+1,5%). Ma questo non è sufficiente a compensare la debolezza della domanda privata, che probabilmente rimarrà tale per i prossimi trimestri e fino a quando l'inflazione sarà ancora elevata e il costo del denaro non scenderà in modo significativo. Con una crescita che dovrebbe essere in rosso per tutto il 2023, la Svezia dovrebbe subire la stessa sorte anche nel 2024. Date le prospettive deludenti, non stiamo più investendo in Svezia. Ricordati di vendere tutti gli investimenti – azionari ed obbligazionari - che hai su questo Paese.