In vista della riunione del 18 dicembre 2025, le aspettative dei mercati convergono su una pausa della Banca Centrale Europea nelle decisioni di politica monetaria – come abbiamo anticipato anche qui. L’ipotesi più accreditata è dunque che il Consiglio direttivo confermi il tasso di deposito al 2% per la quarta riunione consecutiva, riflettendo un contesto macroeconomico ancora complesso e caratterizzato da segnali contrastanti. I dati più recenti sull’inflazione mostrano infatti un quadro misto: da un lato emergono elementi di resilienza dell’economia, dall’altro non si possono escludere possibili sorprese al rialzo, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione core, quella di fondo, calcolata senza tenere conto degli elementi più volatili come energia ed alimenti, e quella dei servizi, che continuano a evidenziare una certa tenuta.
Particolare attenzione sarà rivolta alle nuove proiezioni macroeconomiche, che si estenderanno fino al 2028 e che potrebbero offrire indicazioni importanti sulla traiettoria futura dei prezzi. Il capo economista Philip Lane ha già richiamato l’attenzione sul rischio di possibili sorprese al rialzo per l’inflazione, elemento che contribuisce a spiegare la cautela dell’istituto di Francoforte nella gestione dei tassi d’interesse. Una revisione al rialzo delle stime di inflazione, accompagnata a dati sulla crescita che mostrano un’economia di eurolandia resiliente, giustificherebbe la scelta di non tagliare i tassi, e non solo. Con una revisione di questo tipo il ciclo di taglio dei tassi potrebbe dirsi concluso.