La Banca centrale cinese non ha voluto mettere mano ai tassi ad un anno, lasciandoli così fermi al 2,35%. Dopo i dati sul carovita, che vedono l’inflazione annuale in territorio negativo da tre mesi consecutivi, da più parti si erano alzati cori che richiedevano un intervento delle autorità monetarie, con un taglio dei tassi per scongiurare la caduta in una spirale deflattiva.
Non è stato però così, un po’ anche perché il calo dei prezzi è fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi della carne suina, ma soprattutto perché le autorità monetarie hanno ritenuto che un taglio nei tassi d’interesse avrebbe potuto indebolire lo yuan.
Non è ancora detto, comunque, che nei prossimi mesi la Banca centrale cinese non sceglierà di intervenire: dipenderà da come andrà l’economia cinese e a quel punto bisognerà vedere quale sarà l’intervento ritenuto più appropriato.
Nel frattempo, confermiamo la nostra posizione sulla Cina in portafoglio.