A gennaio i prezzi in Cina sono scesi ancora una volta, è il quarto mese di fila, facendo registrare un -0,8% annuo. Non solo dunque facendo peggio delle attese (fissate a -0,5%), ma mettendo a segno il peggior calo dal 2009 ad oggi. L' indice dei prezzi alla produzione è sceso del 2,5%, rispetto ad attese del 2,6%, e così sono ben 16 i mesi consecutivi in cui questo indicatore mostra il segno negativo. Dunque, dal lato dei prezzi alla produzione non si segnalano possibili rialzi dei prezzi: anzi, le pressioni deflazionistiche permangono.
Se si guarda ai prezzi al consumo, sul calo di gennaio incide sempre in maniera rilevante l’andamento della carne suina – il cui peso è rilevante nel paniere di consumo cinese. I prezzi di questa carne sono scesi del 17%, facendo così diminuire i prezzi dei prodotti alimentari del 5,9%. Per questo, se si guarda all’inflazione di fondo, quella cioè calcolata escludendo i prezzi di alimentari ed energetici, il dato parla di un +0,4%. Dunque, non esistono problemi sui prezzi in Cina? Tutto è solo dovuto al particolare momento della carne suina? La risposta è no. L’inflazione di fondo ha rallentato rispetto a dicembre e ha fatto segnare la crescita più lenta da giugno 2023. Le pressioni deflazionistiche, dunque, ci sono a prescindere dalle componenti più volatili come alimentari ed energetici.
Le pressioni al ribasso sui prezzi trovano spiegazione, essenzialmente, in due fattori: la Cina fatica a rilanciare la domanda interna e la fiducia dei consumatori. Per questo sono sempre maggiori le richieste di misure da parte del governo per rilanciare fiducia e quindi consumi delle famiglie. Arriveranno questi stimoli? La Banca centrale cinese ha detto che la lotta alla deflazione è una priorità…