La Banca centrale europea punta tutto su giugno. È una data che già diverso tempo fa aveva indicato il governatore e che è stata ribadita poi più volte. Ora aumenta il numero di chi converge su questa data anche tra i vari esponenti della Bce, che, come da tradizione, annovera sempre falchi e colombe.
Aprile non potrà essere la data corretta: le informazioni a disposizione della Bce, soprattutto in termini di crescita dei salari, non saranno molte di più di quelle che erano a disposizione nella riunione di questo marzo. A giugno invece i dati su salari, inflazione ed economia saranno maggiori – tanto da avere anche le nuove proiezioni della stessa Bce. La disponibilità di dati è infatti la chiave di tutto: anche i più conservatori continuano a dire che prima di tagliare servono più dati e maggiori conferme sul rallentamento dell’inflazione. Ora di giugno questi dati arriveranno e se tutto prosegue nello stesso modo in cui stanno andando le cose, si potrà tagliare.
C’è poi da tenere conto dell’andamento dell’economia. Eurolandia non è in recessione, ma solo perché è rimasta al palo. C’è preoccupazione per un rallentamento eccessivo dell’attività economica e quindi, con un’inflazione che, seppur ora più lentamente di quanto fatto in precedenza, sta scendendo, ci si può preoccupare anche di salvaguardare l’economia.
Se su giugno dunque c’è convergenza, c’è poi già chi si chiede quanto scenderanno i tassi. C’è chi ha abbozzato un’ipotesi di 4 tagli in tutto, a giugno, luglio e poi altri due entro la fine dell’anno, ma in questo caso ogni stima è troppo prematura.