L’indice generale dei prezzi al consumo è salito del 3,2% annuo a febbraio, con le attese che prevedevano un +3,1% in stabilità con il dato di gennaio.
L’inflazione di fondo, che è poi la misura che più interessa le Banche centrali, Fed compresa, è invece passata dal 3,9% di gennaio al 3,8% di febbraio, deludendo però le attese di mercato che puntavano a +3,7%. In generale, a pesare sui prezzi a stelle e strisce sono stati i viaggi aerei, vestiti ed auto usate.
In sostanza, dopo un forte calo nella prima metà del 2023, l’inflazione americana è rimasta sostanzialmente stabile, variando relativamente poco. Ai livelli attuali, continua a resistere e tarda a ritornare all'obiettivo del 2%. I risultati odierni, uniti anche al rapporto sul mercato del lavoro della scorsa settimana, vanno nella direzione di rinforzare l’atteggiamento attendista della Fed. La Banca centrale continua a predicare prudenza e i dati odierni avallano questa posizione. La Fed ha anche detto che non manca molto per convincersi che si può procedere a tagliare i tassi, ma questa eventualità era già esclusa a marzo e a maggio prima di questi dati. Rimangono dunque sempre aperte le date di giugno e luglio.