Nella riunione odierna la Bce ha lasciato i tassi invariati al 4,5%, come ampiamente atteso dal mercato. L’Istituto di Francoforte ha però per la prima parlato espressamente di ridurre il costo del denaro, ovviamente ricordando che un taglio dei tassi arriverà solo se le prospettive di inflazione e la dinamica dell’inflazione di fondo dovessero accrescere ulteriormente la certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo del 2%. La Bce ha aggiunto così un nuovo tassello al mosaico e ora il taglio dei tassi a giugno è sempre più vicino. Addirittura, alcuni tra i membri della Bce volevano già un taglio in questa riunione.
Tutto questo rappresenta delle notizie positive, eppure la reazione dei mercati, azionari e anche obbligazionari, è stata negativa dopo la Bce. Come mai? A non piacere è stata la dichiarazione secondo la quale la Bce non si vuole impegnare preventivamente su un particolare percorso dei tassi. Traduzione: i tassi potranno anche essere tagliati a giugno, ma questo non significa automaticamente che inizierà una chiara e precisa serie di riduzioni nel costo del denaro. Tutto dipenderà dai dati. Per cui, a giugno ci sarà un taglio – a meno di pessime notizie nei prossimi mesi – ma poi per le successive mosse nulla è deciso. Alla Bce c’è chi, infatti, vorrebbe subito un altro taglio a luglio, ma anche chi vorrebbe un taglio ogni tre mesi, cioè ogni volta che vengono aggiornate le stime su Pil e inflazione…