La Banca centrale argentina continua a tagliare i tassi di interesse. L'ultima mossa ha infatti portato il costo del denaro dal 50% al 40%. Da quando si è insediato il nuovo presidente Milei, lo scorso dicembre, i tassi sono stati tagliati sei volte e sono scesi dal picco del 133% di dicembre all'attuale 40%.
Nel frattempo, l'inflazione argentina continua a calare: ad aprile ha raggiunto, a livello mensile, l’8,8% - a dicembre l'inflazione mensile era del 26%. Su base annua l'inflazione continua ad aumentare ancora del 289% circa. Da dicembre la crescita mensile dei prezzi ha comunque fortemente rallentato, come conseguenza della cura “lacrime e sangue” voluta proprio dal nuovo presidente, che però è destinata a generare una forte recessione – che porterà i prezzi a scendere ulteriormente.
Con la nuova cura l’Argentina ha raggiunto anche degli avanzi fiscali mensili, ma questo perché sono stati tagliati progetti di lavori pubblici, spesa per la previdenza sociale, i salari del settore pubblico… tutte cose che porteranno una profonda recessione.
Notizie positive arrivano per l’Argentina anche dal fronte Fondo monetario internazionale, con cui si è trovato un accordo che, se ratificato dal Fmi, darà respiro al Paese sudamericano nel rimborso del prestito.
L’Argentina è ancora in una situazione fragile e in difficoltà e la sua economia nel breve dovrà subire l’onda d’urto della cura voluta dal presidente Milei. Alcuni miglioramenti si intravvedono, ma la strada sarà lunga e per forza di cose accidentata. Per questo, non consigliamo di investire direttamente sull’Argentina, né con azioni né con bond in peso. C’è però la possibilità di posizionarsi anche sul debito argentino, denominato in dollari, con l’Etf che punta sui bond dei mercati emergenti presi nel loro complesso: Invesco Emerging Mkts Usd Bond (14,492 euro; Isin IE00BF51K132)