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Eurozona: salari ultimo ostacolo per la Bce?

Salari, inflazione, Bce e tassi

Salari, inflazione, Bce e tassi

Data di pubblicazione 28 maggio 2024
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Salari, inflazione, Bce e tassi

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La crescita dei salari può essere una minaccia per l'inflazione e quindi per la Bce?

Secondo i dati pubblicati dalla Banca centrale europea, la contrattazione salariale collettiva nell'area dell'euro ha comportato un aumento annuo degli stipendi del 4,7% nel 1º trimestre del 2024. Nel trimestre precedente, sono aumentati del 4,5%.

Queste cifre si prestano ad una doppia lettura: per i dipendenti, sono chiaramente una buona notizia. Salari che stanno salendo più velocemente dell'inflazione (2,8% in media nel primo trimestre e 2,4% ad aprile) consentono loro di recuperare parte del potere d'acquisto perso negli ultimi anni, e di restituire loro i mezzi per consumare, sostenendo l'attività economica.

D'altro canto, un tale aumento, che è molto più elevato dell'inflazione, non sarà visto di buon occhio dalla Banca centrale europea. È risaputo che gli aumenti salariali hanno la sfortunata tendenza ad avere un impatto sull'inflazione, soprattutto nel settore dei servizi, dove la forza lavoro è una componente particolarmente importante. Naturalmente, significativi incrementi di produttività sarebbero in grado di compensare tali aumenti salariali e probabilmente ridurrebbero il loro impatto dannoso sulla competitività delle nostre economie.

Purtroppo, però, questo non sta succedendo. Nel 2023 la produttività del lavoro è diminuita dello 0,6% nell'area dell'euro. Nel frattempo, se l'inflazione nella zona euro è scesa al 2,4% ad aprile, i prezzi dei servizi sono aumentati di un altro 3,7%. I servizi sono uno dei principali motori dell'inflazione in questo momento. E visto l'aumento dei salari, è probabile che rimanga così, dando filo da torcere ad una Bce che vuole abbassare i tassi il prima possibile. Se da un lato questo dato non mette in discussione il taglio dei tassi promesso per giugno, ampiamente riportato dalle autorità di Francoforte, dall'altro dovrebbe rafforzare la posizione di coloro che preferiscono adottare un approccio prudente, non impegnandosi a tagliare troppo rapidamente il costo del denaro.

Tirando le somme: la prossima settimana ci sarà il taglio dei tassi, a luglio nessun taglio. Il secondo taglio, se non ci saranno imprevisti, a settembre.