Come da attese, la Bce ha tagliato i tassi d’interesse dello 0,25%, portando dal 4,5% al 4,25% quelli ufficiali e da 4% a 3,75% quelli sui depositi.
Quel che più interessa è però cosa farà in futuro la Bce. Sul punto l’Istituto di Francoforte non si è sbilanciato, dicendo che si ragionerà di volta in volta in base ai dati, ma ha già rimarcato che le pressioni sui prezzi rimangono elevate, con la crescita dei salari che rimane forte, e il carovita resterà verosimilmente sopra il 2% per gran parte del 2025.
E tenendo conto di ciò le stime sull’inflazione sono state riviste al rialzo: 2,5% quest’anno (era 2,3% a marzo), 2,2% nel 2025 (era 2%) e 1,9% nel 2026 (invariato). Riviste anche le stime sull’indice di fondo: +2,8% nel 2024 (dal 2,6% di marzo), +2,2% nel 2025 (era +2,1%) e al 2% nel 2026 (invariato). Sul lato del Pil, la crescita dovrebbe far segnare +0,9% nel 2024 (la stima di marzo parlava di un +0,6%), +1,4% del 2025 (+1,5% a marzo) e all’1,6% nel 2026 (invariato).
Come tradurre tutto questo nelle prossime riunioni? A luglio continua a non essere probabile, anzi è inverosimile, un secondo taglio dei tassi. Per i mesi successivi, invece, un altro taglio è probabile - sarebbe il secondo, mentre un terzo taglio, che fino a qualche settimana fa era considerato molto probabile, ora lo è un po’ meno.