L’economia sudafricana è penalizzata dalla carenza di energia elettrica. Le interruzioni di corrente, inesistenti fino al 2007, sono diventate quasi all’ordine del giorno: 335 giorni nel 2023, a volte fino e 12 ore di fila. Questa situazione è dovuta sia all’aumento della domanda di corrente in seguito all'allacciamento delle baraccopoli alla rete elettrica, sia alla mancata manutenzione degli impianti, che ne limita la produzione. Basti pensare che l'offerta di elettricità del colosso Eskom è diminuita dell'11,6% tra il gennaio 2010 e il gennaio 2024 e ora questa azienda pubblica riesce a soddisfare poco più della metà della domanda, costringendo le imprese sudafricane a utilizzare costosi generatori per avere elettricità o a ridurre la propria attività. Questa situazione sta destabilizzando l’intera società sudafricana. I tagli di corrente gettano interi quartieri nell’oscurità, incoraggiando la criminalità.
I furti sono aumentati di oltre il 40% durante le interruzioni della corrente elettrica e anche gli omicidi sono aumentati negli ultimi anni, facendo diventare il Sudafrica uno dei Paesi più pericolosi al mondo, oltre ad essere il Paese con le maggiori disuguaglianze del pianeta. Proprio per l’alto tasso di criminalità, il nostro Ministero degli Esteri invita alla prudenza i viaggiatori che volessero o dovessero recarvisi. Se i ricchi acquistano generatori, pannelli solari e batterie per sopperire alle interruzioni di corrente, ai poveri, invece, non resta che accendere le candele e cucinare sul fuoco a legna.
Questa situazione deriva dalla corruzione endemica all’interno delle autorità pubbliche: decine di milioni di fondi “spariscono” dalle casse di Eskom che non ha più i fondi necessari per mantenere e sviluppare le sue infrastrutture.
Una democrazia stanca?
L'ANC (African National Congress) è stato al centro della vita politica sudafricana degli ultimi 30 anni: con Nelson Mandela si è presentato alle elezioni del 1994 e grazie al sostegno della popolazione sudafricana, vinse con oltre il 60% dei voti. La forte crescita del Paese negli anni successivi ha consolidato il potere dell’ANC, che ha raggiunto il suo apice alle elezioni del 2004, con il 69,69% dei voti a suo favore. Da allora, il sostegno popolare a questo partito è diminuito, tanto che alle elezioni del 29 maggio scorso l’ANC non ha ottenuto la maggioranza dei voti.
Alla guida del Paese da 30 anni, l’ANC è ritenuto responsabile delle difficoltà economiche, della corruzione, dell’aumento delle disuguaglianze e della disoccupazione di massa (pari al 32,9% della popolazione attiva e quasi al 60% sotto i 24 anni). Il partito di opposizione trae la sua forza anche dal fatto che la metà degli elettori non ha vissuto gli anni dell’apartheid e la lotta vittoriosa dell'ANC.
Negli ultimi anni, il Sudafrica ha fatto fiasco a livello sia economico, sia democratico. E il presidente Romaphosa, eletto cinque anni fa proprio grazie alla promessa di porre fine alla corruzione, non ha poi combattuto questa piaga, anzi, è stato accusato di appropriazione indebita. Questa situazione allontana i sudafricani dalle urne: se 30 anni fa più dell’80% dei cittadini in età di voto era andata a votare, lo scorso maggio questa percentuale è stata solo del 50%.
Secondo un sondaggio del giugno 2023, il 72% dei sudafricani accetterebbe di rinunciare alle elezioni se gli fosse garantito un lavoro, un alloggio e la sicurezza.
Un futuro pieno di incognite
Non c’è solo il caso estremo dell’elettricità, anche la gestione delle altre infrastrutture sta peggiorando a causa del continuo saccheggio istituzionalizzato delle casse pubbliche.
Oltre alle interruzioni di corrente, la popolazione deve sopportare, ad esempio, anche il razionamento dell’acqua.
E anche se le aziende hanno imparato a lavorare utilizzando i propri generatori, i problemi del colosso pubblico Transnet, che gestisce il trasporto merci e i porti, rallentano l’attività economica.
Le prospettive di crescita del Sudafrica per i prossimi anni sono fiacche proprio a causa del decadimento delle sue infrastrutture. Il paese ha anche un debito pubblico (somma dei deficit pubblici del passato) molto elevato per un Paese in via di sviluppo che ne limita le possibilità di interventi migliorativi a breve termine. Per tutti questi motivi è meglio stare alla larga dalle azioni sudafricane, che non offrono la speranza di un rendimento sufficiente a compensare l’elevata volatilità. Questo Paese resta perciò escluso da tutte le nostre strategie d’investimento.