Dalla Norvegia arriva un dato sull'inflazione positivo, perché non solo è in calo, ma lo è anche più delle attese. A dicembre 2023 il carovita norvegese aveva raggiunto il 4,8% dopo una serie di mesi di risalita - a settembre 2023 l’inflazione era arrivata addirittura ad essere al 3,3%. Da dicembre 2023, però, è tornata la dinamica disinflazionistica e ha portato i prezzi al 2,6% a giugno dal 3% di maggio - le attese erano per un 2,9%. Un ragionamento analogo può essere fatto per l'inflazione di fondo, che poi è l'indicatore più seguito dalla Banca centrale per le proprie decisioni di politica monetaria: in questo caso, il dato parla ancora di un 3,4%, seppur in forte calo dal 4,1% di maggio (e anche in questo caso sotto le attese di un 3,6%).
I dati di giugno devono essere letti sicuramente in chiave positiva, ma non in chiave trionfalista. Perché? Nei due mesi precedenti il carovita aveva rallentato, ma meno delle attese, e così il mese di giugno fa riprendere un attimo di fiato alla Banca centrale norvegese. Il dato di giugno però non è sufficiente per cambiare di molto le prospettive dei mercati. È stato un mese con un calo più pronunciato di quanto ci si aspettasse in termini di carovita, ma come spesso capita un singolo dato non è in grado di spostare gli equilibri. Ad oggi pesano molto di più le dichiarazioni d’intenti della Banca centrale, che vede un costo del denaro al 4,5%, cioè quello attuale, fino al 2025. La Norges Bank, quindi, non vede tagli dei tassi in questo 2024. I dati di giugno lasciano spazio a qualche speranza per un taglio in questo 2024?
La risposta può essere sì, ma solo e solamente se la velocità del processo di disinflazione vista a giugno continuerà anche nei prossimi mesi. Inanellare una serie di dati particolarmente positivi con un rallentamento dell'inflazione anche superiore alle attese potrebbe portare ad un taglio dei tassi nella riunione di dicembre. Si tratta comunque di uno scenario particolarmente positivo ed ottimista e anche in questo caso non ci si deve aspettare più di una riduzione dello 0,25% in questo 2024. Come detto però ad oggi lo scenario di base è quello di un taglio nel 2025.
Per quanto riguarda gli investimenti, confermiamo la nostra posizione sulla corona norvegese.