La Banca centrale brasiliana pubblica l’indice dell’attività economica, che è un buon indicatore dell’andamento del Pil, e a giugno questo indicatore è cresciuto dell’1,4%, battendo nettamente le attese dello 0,5%. Significa che l’economia brasiliana ha concluso il secondo trimestre in maniera molto vivace, ma questa crescita superiore alle attese non è una buona notizia per l’inflazione.
Si aggiunge così un altro elemento di disturbo all’operato della Banca centrale. L'inflazione annuale a luglio è arrivata al 4,5%, che è il tetto massimo imposto come obiettivo dalla Banca centrale. Sul carovita pesano i costi dei servizi, ma è in rialzo anche l’inflazione di fondo – quindi escludendo energia e alimentari.
La Banca centrale non ha certo nascosto la situazione difficile in cui si trova, definendo “scomodi” i dati sul carovita e affermando che per la riunione di settembre tutte le opzioni rimangono sul tavolo. Con questa espressione ha voluto far sapere che un aumento dei tassi è possibile, ma non ha voluto neppure dare delle indicazioni precise – quella che in termine tecnico viene chiamata “guidance” – sui tassi.
In termini di investimento, per la Borsa brasiliana controlla i portafogli, mentre per le obbligazioni in real il consiglio rimanere quello di mantenere. Lo scenario che potrebbe delinearsi, infatti, è di divergenza tra le politiche monetarie europee (tassi in calo) e quelle brasiliane (tassi stabili se non addirittura in rialzo) e ciò potrebbe giocare a favore del real.