Lo scorso 8 agosto la Banca centrale messicana ha deciso di tagliare i tassi d’interesse, con una decisione che era stata non indolore e anche contrastata, oltre a non essere pienamente attesa dal mercato. La Banca era andata anche oltre, affermando che avrebbe preso in considerazione ulteriori tagli al costo del denaro.
I dati usciti successivamente a quella decisione sembrano però non solo avallare la passata decisione, ma addirittura spianare la strada per un'altra riduzione dei tassi a settembre.
Questo perché i dati più recenti mostrano un’inflazione e una crescita più lente del previsto. Nel secondo trimestre l’economia messicana è cresciuta del 2,1% rispetto all’anno precedente, sotto le attese del mercato pari al 2,2%. La crescita del primo trimestre è stata poi rivista la ribasso all’1,5% rispetto all’1,6% della stima precedente. Un altro indicatore legato all’andamento, quello sull’attività economica di giugno, ha fatto segnare un -0,6% annuo, nettamente sotto le attese fissate a +0,9% e un dato mensile al palo (attese a +0,3%).
Per quanto riguarda l’inflazione, il dato riguardante la prima metà di agosto mostra un carovita in calo dello 0,03% contro attese di +0,12% e in forte rallentamento rispetto al +0,7% precedente.
L’intero 2024 si prospetta inoltre con una crescita pari all’1,3%, dunque molto più lento rispetto all’anno precedente. Il rallentamento dell’economia dovrebbe poi continuare con un +0,8% nel 2025. Tutto ciò dovrebbe anche portare ad un rallentamento dell’inflazione.
La Banca centrale messicana ha dunque ha dei solidi elementi per poter scegliere di tagliare ancora i tassi e ai dati economici, si aggiunge anche un altro fattore: la Fed taglierà e quindi i timori di indebolire troppo il peso diminuiscono.
Quanto agli investimenti, le obbligazioni in peso messicano non sono all’acquisto; per le azioni controlla i portafogli.