La Bce ha tagliato i tassi di interesse e ha ricordato che ragionerà di volta in volta basandosi sui dati disponibili provenienti dall'economia. I dati odierni sull'andamento dei salari e del costo della manodopera della zona euro nel secondo trimestre mostrano che la crescita di questi ultimi sta rallentando.
Le retribuzioni della zona euro sono cresciute del 4,5% nel secondo trimestre, facendo segnare un forte rallentamento dal 5,2% del primo trimestre. Quanto al costo della manodopera, invece, la crescita passa dal 5% al 4,7%.
Si tratta ancora di dati superiori al livello dell'inflazione conosciuta nel secondo trimestre e anche rispetto a quella che si avrà nel terzo trimestre. È anche vero, però, che con una disinflazione che proseguirà, anche le richieste degli aumenti salariali tenderanno a ridursi come si è già notato nel secondo trimestre. Questi dati dicono quindi che sicuramente ci saranno ancora delle pressioni sui prezzi, perché l'incremento è ancora elevato.
È anche vero che il dato sul costo della manodopera e sui salari preso in maniera isolata non basta per trasformarsi in un aumento dell'inflazione. Se i profitti delle aziende sono tali da assorbire questi maggiori rincari del costo della manodopera e/o la produttività del lavoro cresce ad un tasso sufficientemente elevato, questo aumento dei costi della manodopera non si tramuta in un aumento dell'inflazione.
In ottica di futuro dei tassi di interesse questi dati non aggiungono al momento informazioni ulteriori o possono far pensare di modificare le aspettative che ad oggi sono quelle di un taglio a dicembre.