La Bce e quella posizione scomoda

Inflazione
Inflazione
Si prevedeva che l’inflazione europea avrebbe raggiunto il suo massimo all'inizio dell’anno, ma ora il conflitto in Ucraina le sta dando nuovo vigore e così il carovita della zona euro ha raggiunto il 5,8% a febbraio, un livello che non si vedeva da quando esiste l’euro – vedi grafico.
Il 5,8%di febbraio dell’inflazione della zona euro è superiore al 5,1% di gennaio, ma anche al dato atteso dal mercato (+5,3%).
I prezzi dell’energia (+31,7%) hanno ancora una volta spinto l’inflazione europea ai massimi storici, ma anche escludendo l’energia il carovita è comunque in crescita: +3% dal +2,5% di gennaio. Se poi si escludono anche alimentari, alcol e tabacco, il carovita fa segnare +2,7%, contro il +2,3% di gennaio. Si tratta sempre di valori oramai decisamente più alti rispetto al 2% obiettivo della Bce. Il livello di inflazione è molto preoccupante perché prima o poi peserà sul potere d’acquisto delle famiglie, sulla loro domanda e sull’economia in generale, ma è altrettanto preoccupante il fatto che in prospettiva il carovita non sia destinato a scendere. Infatti, dopo aver raggiunto il picco di oltre 113 dollari al barile all’inizio del mese, il prezzo del Brent continua ad essere determinato dall’incertezza sull’evoluzione del conflitto in Ucraina e in questa situazione è difficile pensare che le pressioni inflazionistiche possano svanire nell’immediato futuro.
La stima preliminare dell’inflazione italiana di febbraio parla di un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua (da +4,8% del mese precedente). Il dato è superiore alle attese, che prevedevano un’inflazione annua al 3,8%.
Sempre in Italia è stato comunicato il dato finale del Pil del quarto trimestre del 2021: +0,6% rispetto al trimestre precedente e +6,2% su base annua (le attese erano, rispettivamente, per +0,6% e +6,4%).
L’inflazione dell’area euro
Il 5,8% di febbraio rappresenta un massimo storico per il carovita europeo.
Tutto questo mette la Banca centrale europea in una posizione molto delicata, stretta tra la necessità di bloccare la crescita dei prezzi e la necessità di preservare la ripresa economica. Da quando il governatore della Bce ha annunciato che ogni opzione è sul tavolo per combattere l’eccessivo aumento dei prezzi al consumo, i mercati hanno iniziato a scommettere su due aumenti dei tassi in questo 2022. Tuttavia, nella situazione attuale, segnata da un conflitto armato alle porte dell’Unione europea che porta con sé molta incertezza, i rialzi nei tassi d’interesse potrebbero pregiudicare la ripresa economica. La Bce dovrà quindi mostrare, già a partire dalla riunione di questo giovedì 10, una grande destrezza nella sua comunicazione. Con così tante minacce per l’economia europea, aumentano le possibilità che la Bce possa decidere di lasciare tutto fermo con la sua politica monetaria. I tassi d’interesse nella zona euro, infatti, la scorsa settimana sono scesi in media dello 0,12% sulle scadenze decennali, un segnale che il mercato in questo momento vede una Bce meno aggressiva in fatto di restrizioni monetarie. Il calo dei rendimenti ha interessato, però, solo i titoli governativi (Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 ha messo su lo 0,4%), mentre per i bond ad alto rendimento i tassi sono saliti (Amundi high yield liquid ha di conseguenza perso l’1,8%).
Nel quarto trimestre del 2021 il Pil della Svezia è cresciuto del 5,2% su base annua, sotto il +6,2% atteso dal mercato. La corona svedese ha perso l’1,9% la scorsa settimana (10,79 per un euro), e anche il fondo Nordea 1 swedish short term bond ha perso l’1,9%.
Oltreoceano la situazione ucraina sembra destare meno preoccupazioni, vuoi per la distanza geografica, vuoi per la minor esposizione ai rapporti con la Russia. L’economia a stelle strisce continua, così, a mostrare dati incoraggianti. A febbraio l’indice del settore manifatturiero e quello dei servizi hanno mostrato dati sopra le attese e ampiamente sopra quota 50, che rappresenta lo spartiacque tra una fase di espansione e una di contrazione economica. Siccome questi indici sono dei precursori di quello che sarà il Pil del trimestre, a meno di crolli nel mese di marzo, c’è da aspettarsi che anche il primo trimestre del 2022 sia positivo per gli Usa. Ancora più importante, poi, il dato arrivato dal mercato del lavoro: la disoccupazione è scesa al 3,8% battendo così le attese, così come migliore di quanto previsto è stato il numero di posti di lavoro creati a febbraio. Tutti dati che confermano che nella riunione della prossima settimana la Fed, la Banca centrale Usa, alzerà i tassi, viste anche le dichiarazioni del governatore Powell sul fatto che sarà fatto tutto il necessario per fare scendere l’inflazione. Nel frattempo, il dollaro ha chiuso la settimana con un +2,6% (ce ne vogliono 1,09 per fare un euro) e i prodotti consigliati hanno guadagnato tra il 3,5% (iShares $ treasury 1-3y acc B) e il 2,7% (AXA WF US Dynamic HY bonds A e iShares $ High Yield Corp Bond).
Usa: indici ISM manifatturiero e dei servizi
Sia l’indice ISM manifatturiero (linea in grassetto), sia quello dei servizi (linea sottile) sono sempre superiori a 50 punti, dunque entrambi i settori continuano ad essere in fase di espansione.
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