I tassi in salita dappertutto

Obbligazioni
Obbligazioni
I mercati obbligazionari sono oramai interessati da diverso tempo dal rialzo dei tassi d’interesse: aumento che è generalizzato e colpisce, seppur con entità differente, tutti gli emittenti di obbligazioni. Nella zona euro, dunque, in media ai tassi sono più alti dell’1,2% rispetto a un anno fa per un decennale e a questo risultato hanno contributo tutti. I Bund tedeschi hanno abbandonato da mesi i rendimenti sottozero ed ora sono arrivati allo 0,67% lordo annuo, in Francia e Spagna i tassi sono saliti oltre l’1% e in Italia i nostri BTp hanno superato il 2% - vedi grafico.
L’aumento riguarda però anche i bond Oltreoceano, con i titoli di Stato a stelle e strisce che hanno visto aumentare i rendimenti del decennale oltre il 2,7% lordo annuo – e ora i tassi a 10 anni sono tornati ad essere superiori a quelli a 2 anni (vedi n° 1456 e 1457). Sono due i fattori che spiegano questo marcato aumento dei rendimenti: in primo luogo ci sono nuove sanzioni contro la Russia che avranno sicuramente un ulteriore impatto sui prezzi delle materie prime e questo genererà ulteriori pressioni inflazionistiche. Con prospettive di un’inflazione più alta e più duratura, i tassi della zona euro devono adeguarsi, aumentando, per tenere conto di questo contesto.
I TASSI NEI PAESI DELLA ZONA EURO
Tutti i Paesi hanno conosciuto un rialzo nei loro tassi d’interesse, soprattutto negli ultimi sei mesi. L’Italia è quella che ha conosciuto uno dei maggiori rialzi.
In un contesto dove le Banche mondiali tendono ad inasprire la loro politica monetaria, tra chi resiste nel non voler alzare i tassi c’è la Riksbank, la Banca centrale svedese. L’Istituto di Stoccolma vede un rialzo dei tassi a metà 2024, ma ci sono sempre più fattori che potrebbero spingere a rivedere queste intenzioni nelle prossime riunioni. I motivi sono essenzialmente tre. Primo. Sebbene il rialzo dell’inflazione sia considerato dovuto essenzialmente al rincaro dell’energia, ora anche l’inflazione di fondo, cioè quella calcolata senza tenere conto dei beni energetici, sta salendo. Secondo. Anche l’inflazione attesa nei prossimi anni sta salendo. E questo è forse ancor più pericoloso dell’inflazione attuale: se il mercato si convince che i prezzi saranno in futuro permanentemente più alti, alla fine l’inflazione si assesterà sui livelli più elevati e sarà più difficile combatterla. Terzo. Le prospettive economiche svedesi sono migliori rispetto a quelle di altri Paesi, perché la sua dipendenza dal gas russo è ridotta. Per cui, un’inflazione in salita e con attese di un aumento a lungo termine e una crescita economica stabile sono elementi che fanno suggerire la necessità di anticipare il rialzo dei tassi. I bond in corone svedesi sono confermati nel portafoglio difensivo ed equilibrato per un 5%: il prodotto è sempre Nordea 1 swedish short term bond (+0,4%).
Viene confermata la presenza per un 5% nei nostri portafogli difensivo ed equilibrato anche della corona norvegese. Il prodotto rimane sempre Nordea 1 norwegian bond BP (+1,5%).
In secondo luogo, c’è la Fed, la Banca centrale Usa, con i verbali dell’ultima riunione di marzo - attraverso i quali si dice pronta, oltre al rialzo dei tassi di uno 0,5% oramai dato per scontato dal mercato, ad iniziare a ridurre già da maggio il proprio bilancio. Questo significa che la Fed non sostituirà più i bond che aveva in pancia e che andranno man mano in scadenza e ciò priva il mercato del debito degli Stati Uniti di un importante acquirente, con una conseguente pressione al rialzo sui tassi d’interesse. Inoltre, una crescita dei rendimenti sulle obbligazioni Usa non potrà non influenzare, come del resto sta già accadendo, anche gli altri mercati obbligazionari. Con i titoli Usa che rendono di più, i bond di altri Paesi dovranno offrire tassi più alti per non perdere di appetibilità (oltre al conseguente influsso sulle valute – il dollaro la scorsa settimana ha messo su l’1,8%).
Per l’eurozona, un rialzo dei tassi rappresenta un’ulteriore minaccia, perché per gli Stati significa costi più alti per indebitarsi – e vista la mole di debito accumulato ciò ne aumenta la rischiosità, ma non solo. Il rialzo dei tassi investe anche i costi per indebitarsi (prestiti, mutui…) di imprese e privati, riducendo così ulteriormente la loro capacità di consumare ed investire che è già messa a dura prova dall’inflazione elevata.
Date le prospettive negative ed in continuo peggioramento – per approfondire vedi pagina 1 e 14-15 – le azioni della zona euro escono da tutti e tre i nostri portafogli. Il 5% che si libera va reinvestito in tutti e tre i casi in bond in real brasiliani. Per puntarci puoi decidere se operare direttamente con un’obbligazione, scegliendo tra una di quelle che trovi nella tabella qui sotto e a pagina 13, oppure con il fondo HSBC GIF Brazil Bond AC USD (18,337 dollari Usa; Isin LU0254978488).
Per quanto riguarda i bond della zona euro, la loro presenza e il loro peso sono invece confermati, così come i prodotti da acquistare, che rimangono Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,2%) e Amundi high yield liquid (-0,8%) per i bond ad alto rendimento.
Sul fronte americano, invece, tutto è confermato nei nostri portafogli, così come i prodotti: il consiglio è di puntare sui titoli di Stato Usa con scadenze brevi, con l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (+1,5%) o sui bond ad alto rendimento con un prodotto tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (+0,4%) e iShares $ High Yield Corp Bond (+0,1%).
I cambi di portafoglio impattano anche sui portafogli con rendita: l’Etf che punta sulle azioni della zona euro iShares euro stoxx ucits Etf (DE) (42,875 euro; Isin DE000A0D8Q07) va venduto e rimpiazzato con uno dei bond in real brasiliani consigliati in tutte e tre le strategie (per approfondire: www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/dossier/portafogli-con-rendita).
Cambiamenti nei consigli |
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Bers 5% 27/01/2025 (86,75 euro; Isin XS2289828902) |
A |
Bei 4,75% 27/10/2025 (83,80; Isin XS2249882064) |
A |
A: nuovo consiglio di acquisto. Clicca qui per l’elenco completo dei cambi di consiglio. |
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