L’aggiornamento di primavera delle stime di crescita mondiali del Fondo monetario internazionale non poteva che essere incentrato sulle conseguenze della guerra in Ucraina, che avrà come effetto un significativo rallentamento della crescita globale. Attenzione, però, a una cosa: si parla di rallentamento e non di recessione dell’economia. Nel mondo, chi conoscerà un 2022 con una contrazione sono solo tre Paesi: Ucraina (-35%), impattata dai combattimenti sul suo territorio, Russia (-8,5%) e Bielorussia (-6,4%) a causa delle sanzioni e delle decisioni dei Paesi europei di ridurre le importazioni di energia. I costi economici della guerra sono, però, visti diffondersi un po’ in tutto il mondo attraverso i mercati delle materie prime e il commercio. L’aumento dei prezzi dei carburanti e dei generi alimentari, per esempio, sta già avendo un impatto globale, con le popolazioni vulnerabili, in particolare nei Paesi a basso reddito, a essere le più colpite – ne è un esempio il default dello Sri Lanka.
Trasformando queste previsioni in numeri, la crescita globale rallenterà dal 6,1% stimato per il 2021 (il dato definitivo ancora non c’è) al 3,6% sia nel 2022 sia nel 2023. Si tratta dunque di uno 0,8% e uno 0,2% in meno per il 2022 e il 2023 rispetto alle proiezioni di gennaio. L’aumento dei prezzi delle materie prime indotto dalla guerra e l’estendersi delle pressioni sui prezzi hanno portato, infine, a stime di un’inflazione per il 2022 del 5,7% nelle economie avanzate e dell’8,7% nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo. Anche in questo caso si tratta di dati rivisti al rialzo, con un aumento, rispettivamente, dell’1,8% e del 2,8% rispetto alle proiezioni dello scorso gennaio.
INFLAZIONE: PER QUALCUNO È UN PROBLEMA PERCHÉ BASSA
Continuando a parlare di inflazione, anche la scorsa settimana sono arrivati dati dal carovita da diversi Paesi del mondo; tra questi, ci sono la zona euro e il Giappone, di cui ti consigliamo i bond – vedi a lato per il carovita di altri Paesi in portafoglio, ma di cui non consigliamo bond. Ancora una volta il Giappone si mostra meno colpito dal carovita, con i prezzi che a marzo sono saliti solo dell’1,2% annuo (attese a +1,1%). Nella zona euro, invece, a marzo il carovita è stato confermato al 7,4%, leggermente sotto le attese di +7,5% allineate alla stima preliminare, ma stiamo sempre parlando del massimo storico e di un dato in accelerazione rispetto a febbraio (+5,9%).
Per quanto riguarda i bond della zona euro e quelli giapponesi, i prodotti da acquistare rimangono, per eurolandia, Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 e Amundi high yield liquid per i bond ad alto rendimento, e per il Giappone l’Etf Ubs Japan Treasury 1-3y.
LE STIME DEL FONDO MONETARIO |
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Pil |
Inflazione |
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2022 |
2023 |
2022 |
2023 |
|
Zona Euro |
3% |
2,2% |
5,3% |
2,3% |
Usa |
3,7% |
2,3% |
7,7% |
2,9% |
Giappone |
2,4% |
2,3% |
1% |
0,8% |
Gran Bretagna |
3,7% |
1,2% |
7,4% |
5,3% |
Cina |
4,4% |
5,1% |
2,1% |
1,8% |
Italia |
2,3% |
1,7% |
5,3% |
2,5% |
FED: L’ECONOMIA USA CRESCE
Sono arrivate anche indicazioni sull’economia a stelle e strisce. La Fed ha pubblicato il suo bollettino sullo stato di salute dell’attività economica americana, dicendo che è cresciuta a un ritmo moderato: si tratta, dunque, di un ulteriore miglioramento del quadro economico, in quanto nei due precedenti bollettini la crescita era stata definita, a gennaio, modesta e il mese successivo tra modesta e moderata. Questo significa che è oramai tutto pronto per il rialzo dei tassi nella riunione del 3-4 maggio, con la Fed che ritoccherà il costo del denaro di uno 0,5% in una sola riunione e darà anche il via alla riduzione del bilancio – inizierà a comprare sempre meno bond che andranno via via in scadenza e che sono in suo possesso perché acquistati durante i piani anti-pandemici. Anche per quanto riguarda l’obbligazionario Usa, il suo peso nei nostri portafogli non si modifica, così come vengono confermati i prodotti da scegliere. Per i bond ad alto rendimento hai il fondo AXA WF US Dynamic HY bonds A o l’Etf iShares $ High Yield Corp Bond. Per i titoli di Stato ti confermiamo l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B che punta su scadenze tra uno e tre anni. I rendimenti su queste scadenze sono talmente elevati che rende conveniente posizionarsi su questo orizzonte temporale di investimento. Allungando le scadenze per esempio a 5, 7 o 10 anni il sovra-rendimento (neppure uno 0,3% nel migliore dei casi) non è tale da giustificare investimenti su scadenze più lunghe e quindi più rischiose.