Nella zona euro l’inflazione continua ad aggiornare i suoi massimi storici. A maggio ha toccato infatti l’8,1%, in ulteriore crescita rispetto al 7,4% di aprile, e per il futuro le prospettive non sono di un veloce calo del carovita. Prima di tutto perché le pressioni inflazionistiche si stanno infatti diffondendo sempre di più a tutte le categorie di beni: senza contare l’energia, il carovita fa segnare un’accelerazione a +4,6% dal +4,1% di aprile. In secondo luogo, i problemi di approvvigionamento nell’industria continuano a causare carenze e a spingere i prezzi verso l’alto. I prezzi dell’energia (+39,2% a maggio) sono poi ancora in una situazione di tendenziale rialzo e con il varo delle sanzioni europee sul petrolio russo non ci sono margini di miglioramento. La decisione dell’Unione europea aumenta la bolletta energetica nel Vecchio continente. La prospettiva di un calo dell’offerta russa ha spinto il prezzo del petrolio a livelli record, ma, soprattutto, l’Unione europea dovrà importare petrolio più costoso dai Paesi del Golfo o dagli Stati Uniti per sostituire il petrolio russo a basso costo. Ciò smorza le speranze di un forte calo dell'inflazione, ora ai livelli più alti dagli shock petroliferi degli anni ‘70 e ‘80.
In questo contesto, le mosse della Banca centrale europea sembrano oramai segnate. La corsa dell’inflazione potrà avere impatti negativi sulla crescita dei prossimi trimestri nella zona euro, lo spettro della recessione è più che mai reale, ma l’Istituto di Francoforte oramai è convinto della necessità di un rialzo dei tassi, che però non arriverà nella riunione di questo giovedì, ma in quella di luglio. La prospettiva di un rialzo dei tassi ufficiali, unita a quella di un’inflazione ancora elevata, sta spingendo sempre più in alto i rendimenti dei bond della zona euro. Il tasso del decennale italiano è al 3,26% lordo annuo, ai massimi da dicembre 2018. Ma anche per gli altri Paesi i tassi sono in aumento: per esempio, il decennale tedesco rende l’1,26% lordo annuo, un tasso che non si vedeva da giugno 2014.
Non cambiano dunque le prospettive sul contesto macroeconomico e monetario e quindi non ci sono modifiche anche sul lato dei prodotti. Sono dunque confermati l’Etf X-trackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,7%) – per i titoli di Stato – e Amundi high yield liquid (-1%) – per i bond ad alto rendimento.
SVEZIA E BRASILE CON PIL ANCORA IN CRESCITA
L’economia brasiliana nel primo trimestre del 2022 è cresciuta e lo ha fatto anche acclerando rispetto al trimestre precedente, anche se leggermente meno delle attese. La crescita si è infatti attestata all’1,7% annuo, dall’1,6% annuo del quarto trimestre 2022, mentre le attese erano per un +1,8%. Sotto le attese di mercato è stato anche il Pil svedese, ma in questo caso la crescita è risultata in rallentamento rispetto al trimestre precedente. La crescita ha fatto segnare +3% annuo, in netta frenata dal 5,2% del quarto trimestre, che era anche il dato atteso dal mercato. Il real brasiliano (-1,3%; 5,16 per 1 euro) e la corona svedese (+0,7%; 10,46 per fare 1 euro), rimangon all’interno dei nostri portafogli. I prodotti da scegliere sono sempre, rispettivamente, HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-1,6%) e Nordea 1 swedish short term bond: +0,6%
USA: I DATI MACRO NON FERMANO LA FED
Negi Stati Uniti i dati provenienti dal mercato del lavoro non portano alcuno scossone a quelli che sono i piani della Fed. Il numero di posti di lavoro creato a maggio, infatti, rallenta solo di poco rispetto al mese precedente, ma è comunque migliore delle attese. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,6%, mentre le attese erano per un miglioramento al 3,5% e il tasso di crescita dei salari è stato in linea con le attese. In generale, dunque, il mercato del lavoro rimane in salute, per cui la Fed, nella riunione della prossima settimana, alzerà i tassi ancora una volta dello 0,5%. Il dollaro Usa (-0,1%; 1,07 per fare un euro), rimane nei nostri portafogli e per quanto riguarda i prodotti, sono confermati all’acquisto iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,5%) oppure sui titoli ad alto rendimento con un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (-0,1%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (-0,7%). n
CINA: SI ALLENTANO LE RESTRIZIONI
L'economia cinese è stata messa fuori gioco dalla politica “zero covid” che ha messo in quarantena intere regioni del Paese. Come nei due mesi precedenti, a maggio si è avuto un calo delle attività sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi. Tuttavia, il calo è stato meno pronunciato rispetto ad aprile, quando interi settori dell'economia cinese erano praticamente fermi. Con la graduale revoca delle restrizioni, soprattutto in grandi città come Shanghai e Pechino, la fine del tunnel è visibile. Puoi continuare a puntare sui bond in yuan con iShares China CNY Bond ucits: +0,5%.
IL CROLLO DELL’ECONOMIA RUSSA
In Russia, gli ultimi indicatori confermano che il Paese sta sprofondando in una profonda crisi economica a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni internazionali. Ad aprile, la produzione industriale è crollata dell’8,5% rispetto al mese precedente. Anche i consumi delle famiglie sono deragliati con un calo delle vendite al dettaglio dell’11,3%. Con l'inflazione salita al 17,8%, le famiglie meno abbienti hanno dovuto ridurre drasticamente i loro acquisti. Di conseguenza, il Pil è calato ad aprile del 3% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
E il peggio deve ancora venire. In assenza di forniture estere, sempre più aziende devono ridurre la loro produzione. Ammortizzato finora da un aumento insostenibile dei salari dettato dal Cremlino e dai risparmi accumulati dalle famiglie, l'impennata dei prezzi deprimerà ulteriormente la domanda interna nel corso dei mesi.
Inoltre, con le sanzioni europee, la Russia sarà costretta a vendere il suo petrolio all'Asia, con uno sconto significativo rispetto al prezzo pagato dagli europei. L'impennata dei prezzi del petrolio riduce notevolmente l'impatto finanziario di queste vendite scontate, ma le aziende russe potrebbero dover ridurre la loro produzione a causa della mancanza di sufficienti acquirenti sostitutivi. Tirando le somme, quest'anno il Pil della Russia sperimenterà un crollo senza precedenti dalla crisi economica degli anni '90. Non fare investimenti sulla Russia.
BTP ITALIA: NUOVI DETTAGLI
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