Euro debole, debolissimo

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L’euro continua a perdere terreno nei confronti del dollaro e si trova ora a livelli tra i più bassi storicamente registrati (1,016 euro per un dollaro) – solo 20 anni fa aveva fatto segnare un livello peggiore. Sono molte le ragioni per questa sfiducia degli investitori nei confronti della moneta unica.
C'è, naturalmente, il fatto che i tassi di interesse sono aumentati molto più velocemente negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Scandinavia e persino in Svizzera rispetto alla zona euro, dove la Banca centrale europea aumenterà i tassi solo nella prossima riunione.
Negli Stati Uniti, i forti acquisti hanno portato a fare scendere il rendimento dei titoli di Stato: quello a 10 anni è sceso dal 3,4% al 3% nel giro di poche settimane
Il secondo motivo è legato alle prospettive economiche, particolarmente cupe nell’eurozona che è più influenzata dalla guerra in Ucraina, dall'impennata dei prezzi dell’energia e dalla reale possibilità di carenze di idrocarburi per il prossimo inverno.
C’è poi il fatto che, di fronte all'incertezza che pesa sull'economia globale, gli investitori si stanno precipitando – come spesso accade – verso il biglietto verde, considerato un rifugio sicuro nei tempi di maretta per mercati ed economia. Infine, con l’aumento dei tassi di interesse, le tensioni nei mercati del debito sovrano sono tornate.
L’euro nei confronti del dollaro
Solo nei primi anni del 2000 il dollaro era più forte sull’euro rispetto ad oggi.
La Banca centrale europea può anche promettere che farà tutto il possibile per porre rimedio a questo problema, ma Germania, Paesi Bassi e molti altri – i cosiddetti Paesi frugali - sono già preoccupati per una Bce che avrebbe nel suo bilancio solo il debito dei Paesi finanziariamente deboli.
Di conseguenza, il margine di manovra della Bce rischia di essere ristretto e la scelta sarà difficile: se riuscirà a controllare i tassi di interesse sul debito sovrano, impedendone l'aumento, gli investitori cercheranno altrove attività più remunerative e l’euro sarà sotto pressione. Se non lo farà, l’eurozona si troverà sull’orlo di una nuova crisi del debito sovrano, con l'euro che sarà comunque in difficoltà.
In sintesi, l’euro va verso tempi difficili e per questo, nell’immediato futuro, non ci aspettiamo una ripresa della nostra valuta nei confronti di altre divise. Questo determina, nella pratica, che il peso dei bond in dollari Usa nei nostri portafogli non cambia, anche se ad oggi il dollaro è vicino alla parità con l’euro. Dopo tutto, la Fed continuerà a spingere con il rialzo dei tassi: dai verbali dell’ultima riunione si evince che la Banca centrale Usa è intenzionata ad accelerare con la politica restrittiva perché sono sempre maggiori i timori che l’inflazione possa rimanere stabilmente alta negli anni a venire. Nella riunione di fine luglio, dunque, le attese sono per un rialzo dei tassi dello 0,75%. Per puntare sui bond in dollari Usa, scegli l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (+1,6%) per i titoli di Stato, mentre per i titoli ad alto rendimento puoi optare per un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (+3,4%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (+3,8%). Per quanto riguarda le obbligazioni della zona euro, invece, viene confermata la presenza dei titoli di Stato, con l’Etf X-trackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,1%). Per quanto riguarda i bond ad alto rendimento, invece, visto che queste tipologie di obbligazioni soffrono maggiormente in caso di recessione, e l’eventualità che questo accada è oramai elevata, da questa settimana passano a mantenere – vedi pagine 14-16. Al loro posto, per i nuovi acquisti, entrano le azioni cinesi.
Al 7,99% a giugno, l'inflazione messicana ha raggiunto il livello più alto dal 2001. Questo livello è di gran lunga superiore all’obiettivo del 3% della Banca centrale. Di conseguenza, non c'è dubbio che quest’ultima sarà costretta ad aumentare nuovamente i suoi tassi d’interesse. Attualmente al 7,75% (contro solo il 4% di giugno 2021), i tassi messicani dovrebbero quindi aumentare di nuovo ad agosto, superando l'8%. I bond in peso non sono da acquistare.
Non modifichiamo invece il consiglio sui bond ad alto rendimento Usa perché il buon andamento dell’occupazione a stelle strisce di giugno è oggi il principale baluardo contro il pericolo di una recessione negli Stati Uniti e ci fa credere che, anche qualora dovesse verificarsi, sarebbe probabilmente superficiale e di breve durata. Inoltre, dopo un periodo turbolento nei prossimi trimestri, l’economia statunitense potrà ritrovare il suo dinamismo nel medio e lungo periodo, spinta in particolare dalla sua supremazia in molti settori del futuro, ma anche dal rilancio di settori tradizionali. Per questo non ci sono motivi per non acquistare i bond ad alto rendimento Usa.
COSA FACCIO CON GLI ALTRI PRODOTTI AD ALTO RENDIMENTO?
In passato ti abbiamo consigliato, l’ultima volta sul n° 1469, un fondo che punta sui bond ad alto rendimento di tutto il mondo: CS (Lux) Global High Yield Bond Fund B USD (118,66 usd; Isin LU0458987335). Il consiglio di mantenere i bond ad alto rendimento della zona euro impatta su questo prodotto? No. Il fondo investe solo una quota limitata su bond di eurolandia (non più del 20%) e questa quota, non rilevante, è comunque su una posta di portafoglio a mantenere. Inoltre, questo è un prodotto consigliato solo in chiave speculativa, per cui in un’ottica e con logiche differenti rispetto a quelle di portafoglio. Avere una quota su dei bond relativamente più rischiosi, come sono ora le obbligazioni ad alto rendimento di eurolandia, è compatibile con un loro utilizzo a fini speculativi. Ti ribadiamo quindi il consiglio di acquisto, speculativo, su questo prodotto. Per quanto riguarda i prodotti che puntano sui bond ad alto rendimento Usa, come detto, non cambia nulla. Di conseguenza, anche se hai in portafoglio l’Etf Invesco Us Hiy Fallen Angels Ucits (21,27 euro; Isin IE00BD0Q9673), il consiglio rimane inalterato: puoi ancora mantenere questo Etf.
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