Tra cadute, rialzi e scudi

Bonds
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In ritardo rispetto alle altre Banche centrali mondiali, alla fine anche la Bce ha aumentato i tassi, rispettando quanto già annunciato nella riunione precedente. Il rialzo è stato però dello 0,5%, andando quindi oltre allo 0,25% pre-annunciato a giugno: i tassi ufficiali passano dunque dallo 0% allo 0,5%, quelli sui depositi abbandonano il territorio negativo, salendo a 0% dal precedente -0,5%, mentre il tasso sui rifinanziamenti sale a 0,75%. Il rialzo di mezzo punto percentuale è stato deciso alla luce dell’andamento dell’inflazione e del rischio che quest’ultima possa rimanere alta ancora a lungo. Inoltre, già a settembre si prevede un altro rialzo nei tassi – da verificare, di volta in volta, in base a come vanno i dati, se sarà di un altro 0,5% oppure se sarà solo di uno 0,25%. Se l’aumento del costo del denaro era scontato e poteva esserci al più incertezza sul suo ammontare, l’altro tema che interessava i mercati era il meccanismo di contenimento degli spread, il cosiddetto scudo anti-spread. La Bce si muoverà in questo modo: gli acquisti saranno focalizzati su titoli di Stato con una scadenza residua compresa tra uno e dieci anni. Se fosse il caso, potrebbero essere presi in considerazione gli acquisti di titoli del settore privato – quindi bond societari. Il Consiglio direttivo della Bce esaminerà un elenco di criteri per valutare se gli Stati perseguono politiche fiscali e macroeconomiche sane e sostenibili. A questi si aggiungeranno una serie di indicatori di mercato e un giudizio che l'attivazione degli acquisti è proporzionata al raggiungimento degli obiettivi. Gli acquisti verrebbero interrotti nel momento in cui ci fosse una riduzione dello spread, o sulla base della valutazione che le tensioni persistenti sono dovute ai fondamentali del Paese. In sintesi, la Bce attiverà lo scudo – e continuerà a tenerlo attivo – solo e solamente se il Paese sta rispettando tutte le regole fiscali ed economiche dell’Unione. Un rialzo dello spread, ad esempio, legato a scelte fiscali che non rispettino i vincoli di bilancio non sarebbe coperto dallo scudo. Se invece un Paese sta realizzando manovre fiscali in linea con le disposizioni, ma il mercato fa alzare gli spread, solo per esempio per speculazione o per una sfiducia non giustificata dalla reale salute del Paese, allora lo scudo si attiverà.
I bond acquistati nell’ambito del piano anti-pandemico continueranno a essere reinvestiti, al momento della loro scadenza, fino a fine 2024. Inoltre, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza sarà reinvestito in maniera flessibile, al fine di contrastare l’allargamento degli spread. Il reinvestimento dei titoli acquistati invece nel piano ordinario proseguirà fino a quando necessario.
In altre parole, non si tratta di uno scudo anti-spread che per essere attivato richiede preventivamente un piano di riforme da concordare con l’Europa, ma non è nemmeno un programma che interviene sempre e comunque a prescindere dai comportamenti dei Paesi.
Segnali di rallentamento
Gli ultimi indicatori per l'area dell'euro indicano un forte deterioramento della situazione economica. Nel mese di luglio, la fiducia dei consumatori è scesa al livello più basso da quando l'indagine è stata creata nel 1985. La guerra in Ucraina e le tensioni nel mercato dell'energia preoccupano i cittadini europei. Anche l'inflazione molto elevata è motivo di preoccupazione. Con la fiducia così debole, il potere d'acquisto eroso dall'impennata dei prezzi e dal credito più costoso, è probabile che i consumi delle famiglie crollino nei prossimi mesi. Inoltre, anche le indagini sull'attività economica prevedono un forte rallentamento economico a luglio.
Questo spiega perché alla fine, tra alti e bassi, il giorno dell’annuncio di questo scudo lo spread italiano ha chiuso comunque in rialzo – era lo stesso giorno dello scioglimento delle Camere e quindi dell’ufficializzazione della fine del Governo e dell’annuncio di nuove elezioni a fine settembre.
Tirando le somme, la Bce è entrata ufficialmente nel processo di rialzo dei tassi, ma è un fatto già anticipato dai mercati – i rendimenti si stanno alzando da parecchio tempo – e quindi il posizionamento su titoli a breve scadenza assunto molti mesi fa si conferma la scelta migliore. Il prodotto da scegliere è sempre l’Etf X-trackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (invariato). Per i nostri BTp, la presenza di uno scudo anti-spread è di base una buona notizia, ma come visto da sola non basta a rendere sicuri i nostri titoli di Stato. Per esserlo, e per godere della difesa della Bce, tutto dipende da come si comporterà l’Italia. Per cui, al momento, si possono avere BTp in portafoglio, l’Etf appena citato investe infatti sui nostri titoli di Stato, ma in una dose ridotta, in modo da ridurre il rischio. Se vuoi avere tra i tuoi investimenti un singolo BTp, devi rispettare le condizioni che trovi qui:
www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia/esperto-obbligazioni.
USA: Arriva un altro rialzo
Chi sta già alzando i tassi da diverso tempo e lo farà anche questa settimana è la Banca centrale Usa. La Fed dovrebbe alzare i tassi dello 0,75%, anche se una fetta del mercato (circa un 25%) punta su un rialzo addirittura dell’1%, come fatto dalla Banca centrale del Canada (vedi n° 1472).
Anche in questo caso il contesto di rialzo dei tassi attualmente in essere negli Usa conferma ancora una volta l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,9%) come il prodotto corretto su cui puntare (data la scadenza corta dei bond su cui investe), così come puoi continuare a comprare un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (+1,6%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (+0,9%) che puntano sui bond ad alto rendimento a stelle e strisce.
Regno Unito: inflazione record e i tassi saliranno
Nel Regno Unito, l'inflazione ha raggiunto a giugno il livello più alto dal 1982: 9,4%. L'impennata delle pressioni inflazionistiche è alimentata principalmente dal forte aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari e il picco non è ancora stato raggiunto: la Banca d'Inghilterra teme un'inflazione superiore all'11% entro la fine dell'anno. Ciò preannuncia ulteriori aumenti nei tassi di interesse, che è già salito dallo 0,10% all'1,25% negli ultimi mesi. A differenza delle azioni inglesi, i bond in sterline non sono da acquistare.
NIENTE RIALZI, SIAMO GIAPPONESI!
Chi invece continua a muoversi in direzione opposta al resto del mondo è la Banca centrale giapponese, che ha confermato la propria politica monetaria espansiva, annunciando di aver lasciato i tassi di interesse a -0,1% e di voler mantenere l’obiettivo di controllare i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi attorno allo zero. In Giappone hanno preso atto che l’inflazione oggi è riuscita a raggiungere, e anche superare, il 2% solo per il costo dei prodotti energetici e potrà salire ancora entro fine anno. Finita però la spinta derivante dai prezzi dell’energia, l’inflazione tornerà a calare e quindi l’obiettivo del 2% stabile nel medio-lungo termine ad oggi per il Giappone non è raggiunto e in prospettiva non è detto che lo sarà. La politica monetaria espansiva pesa sullo yen, che però continua ad essere nelle nostre strategie. Il prodotto da scegliere si conferma l’Etf Ubs Japan Treasury 1-3y (comunque+0,5% la scorsa settimana).
Nelle nostre strategie (le trovi qui: www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia) sono confermate anche la corona norvegese e svedese, lo yuan cinese e il real brasiliano. I prodotti con cui puntarci sono, rispettivamente:
Nordea 1 norwegian bond BP
Nordea 1 swedish short term bond
iShares China CNY Bond ucits
HSBC GIF Brazil Bond AC USD
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